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Cani maltrattati a Riposto, «lager» sgomberato da carabinieri e vigili

Intervento del sindaco dopo l’appello lanciato dall’associazione animalista Ada

Undici cani, nove adulti e due cuccioli, tenuti in terribili condizioni igieniche e maltrattati. Dopo l’appello dell’associazione animalista Ada, il sindaco di Riposto, Davide Vasta, ha ordinato lo sgombero del lager di via Orazio Strano.

Vasta, in sinergia con l’assessore alle Politiche animaliste, Elisa Torrisi, ha chiesto l’intervento di polizia municipale, carabinieri e dei veterinari dell’Asp. Il blitz all’interno del terreno è stato coordinato dal tenente dei carabinieri della compagnia di Giarre, Luca Basile. Sul posto, per l’azienda sanitaria provinciale, la responsabile dell’unità operativa del distretto di Giarre, Angela Carbone, e il funzionario del servizio veterinario, Giuseppe Calà, che hanno rinvenuto e portato via un grosso contenitore contenente farmaci di varia natura.

Quando i militari hanno fatto irruzione nel terreno non c’era traccia dell’uomo, un 48enne del luogo che avrebbe occupato abusivamente l’area, poi consegnatosi spontaneamente presso la caserma dei carabinieri di Giarre. L’uomo, che sarebbe affetto da disturbi mentali, è stato raggiunto da trattamento sanitario obbligatorio. “Siamo stati avvisati di questa situazione da alcuni animalisti – ha spiegato il sindaco –. E siamo riusciti, grazie anche all’assistenza fornita dall’avvocato Enzo Iofrida, a predisporre questo intervento di emergenza per salvaguardare la salute dei cani presenti nel terreno. Abbiamo avuto modo di visionare un video in particolare che mostrava un cane maltrattato e abbiamo spinto affinché si agisse subito. Siamo contenti – conclude - di essere riusciti a liberare questi poveri animali”.

Intanto i cani sono stati affidati alle cure di strutture autorizzate grazie all’impegno dell’assessore Torrisi: "Due - spiega - sono in provincia di Catania e una fuori provincia, si sono rese disponibili e le ringrazio per questo. Adesso – conclude - le affideremo alle cure di queste strutture, sperando di riuscire a trovare successivamente una famiglia che possa prendersene stabilmente cura”.

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