"Il 2 maggio siamo nati per la seconda volta. E se siamo ancora qui lo dobbiamo a una persona che ci ha salvato e che vogliamo ringraziare di persona". A tre mesi dall'incidente stradale che poteva costarle la vita a parlare è Giusy Barbera, medico di Aci Trezza, nel Catanese. Lei e il marito, dopo un lungo ricovero in terapia intensiva, interventi chirurgici e un percorso di riabilitazione, sono sopravvissuti a un drammatico schianto avvenuto sull'autostrada A18, Catania-Messina. La loro auto è finita violentemente contro il guardrail nel tratto tra Acireale e Giarre, in direzione della città dello Stretto. Un impatto terribile: la donna è rimasta intrappolata nella macchina, l'uomo, sbalzato fuori dall'abitacolo, è stato trovato a circa dodici metri di distanza dal mezzo.
"A liberarmi è stato un uomo - racconta Barbera - ero sotto choc, bloccata dall'airbag, già in condizioni gravi. Non ho visto mio marito accanto a me e ho subito cercato di raggiungerlo, ma il mio corpo ha ceduto. Sappiamo con certezza che quell'uomo ha chiamato subito i soccorsi e che grazie alla sua tempestività siamo stati trasportati in ospedale in tempo. E' arrivato l'elisoccorso per mio marito, in condizioni peggiori delle mie. Ho creduto di perderlo per sempre". Così non è stato. La drammatica esperienza della coppia si è conclusa con le dimissioni dell'uomo dal centro di riabilitazione: "Abbiamo aspettato il 21 luglio con ansia, il giorno in cui anche lui è tornato a casa. Siamo ancora in una fase di fisioterapia, dobbiamo fare i conti con qualche strascico, ma possiamo raccontarlo. Ed è questa la nostra fortuna".
L'incubo è cominciato quel 2 maggio, quando stavano andando a Messina. Il semiasse della macchina si sarebbe rotto mentre percorrevano l'autostrada: "Io sarei stata di turno la notte, mio marito doveva andare al lavoro nel suo studio dentistico. Improvvisamente abbiamo sentito un rumore stridente, la macchina era fuori controllo. Dopo quel momento ricordo solo quello in cui quell'uomo mi ha soccorso. Credo fosse l'autista di un pullman, ma non sono riuscita ancora a mettermi in contatto con lui e vorremmo davvero incontrarlo di persona. Gli chiediamo di farsi vivo, di lasciarci un numero al quale chiamarlo. Gli siamo veramente grati, per noi è stato un angelo, senza il quale l'epilogo di quella giornata sarebbe stato ben diverso".
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