«Noi decidiamo secondo scienza e coscienza, e secondo la legge». Marisa Acagnino (nella foto), giudice catanese che da anni si occupa di immigrazione e che lavora nello stesso ufficio di Iolanda Apostolico, si schiera con la collega che, il 29 settembre non ha convalidato il trattenimento di tre migranti fermati dal questore di Ragusa, sconfessando di fatto il decreto Cutro, e per questo travolta dalle polemiche. L’ultima quella sollevata dalle parole della premier.
«La collega - spiega - ha disapplicato il provvedimento, tra l’altro, perché questo tipo di trattenimento si può fare in frontiera e in questo caso i migranti erano sbarcati a Lampedusa, poi erano transitati a Palermo e infine erano stati portati a Pozzallo, poi c’era il problema legato alla normativa europea e infine mancava il provvedimento della commissione apposita sulla manifesta infondatezza o inammissibilità della domanda di asilo». «L’elenco dei Paesi sicuri - prosegue - è un elenco ministeriale che non vincola il giudice, è un atto amministrativo e per giurisprudenza costante i magistrati non sono vincolati». Acagnino a febbraio disapplicò il decreto Piantedosi sui soccorsi in mare ed è stata oggetto di pesanti critiche per la sua adesione a Md, la corrente di sinistra delle toghe. «Io sono orgogliosa di essere di Magistratura Democratica , - dice - aderire a una corrente non significa che le proprie idee incidano sulle decisioni o che mi condizionino. Critichino nel merito i provvedimenti».
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