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Le risse in discoteca a Catania, i dipendenti preferivano licenziarsi per paura

Perdite derivanti dal mancato incasso degli ingressi e delle consumazioni, riduzione delle presenze perché il locale appariva un locale non più sicuro: sono le conseguenze dei raid del branco

Perdite derivanti dal mancato incasso degli ingressi e delle consumazioni, riduzione delle presenze perché il locale appariva un locale non più sicuro e criticità nella gestione dei dipendenti, alcuni dei quali, intimoriti, preferivano cambiare turni di lavoro o addirittura licenziarsi. Sono le conseguenze delle incursioni in una discoteca di Catania da parte del «branco» di minorenni guidato da un 15enne stretto congiunto di un boss mafioso, raggiunto stamane, nell’ambito di una operazione denominata «Dazio», da due ordinanze applicative di misure cautelari personali.

Secondo quanto accertato il clima di intimidazione instaurato avrebbe permesso alla gang di spadroneggiare nel locale, costringendo il titolare e i dipendenti a farli entrare e consumare bibite senza pagare.

Dal locale in una nota si dicono «grati a tutte le forze dell’ordine e alla magistratura», aggiungendo che «ovviamente è naturale e logica la costituzione parte civile nel procedimento che scaturisce dall’operazione di stamani».

L’indagine, coordinata dalla Dda e condotta dal nucleo operativo della compagnia carabinieri di Catania Piazza Dante, ha tratto origine da un violento pestaggio commesso nel febbraio 2023 all’interno del locale e ha ricostruito diversi episodi criminosi avvenuti tra il febbraio e il giugno 2023. Le indagini sono in corso per accertare il coinvolgimento di altri soggetti allo stato non destinatari di misure cautelari.

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