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Catania, armi sempre più moderne a disposizione di tutti i clan della mafia

L'inchiesta Leonidi ha portato alla luce il tentativo del giovane Sebastiano Ercolano di prendere le redini dell’associazione e riorganizzare la cosca

L’indagine dei carabinieri che ha portato all’operazione antimafia Leonidi, con l’esecuzione di nove fermi a Catania, sarebbe riuscita a dimostrare il tentativo degli indagati di riorganizzare gli assetti dei gruppi dell’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano, duramente colpita nel tempo dall’incessante azione repressiva della magistratura e delle forze di polizia. Il giovane Sebastiano Ercolano avrebbe cercato di prendere le redini dell’associazione, sempre più concentrata a reperire sia le risorse finanziarie (dando nuovo slancio ai business criminali, derivanti per lo più dall’attività di spaccio di ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana), sia le armi necessarie a rafforzare la capacità d’intimidazione e a contrastare le consorterie rivali, così come ampiamente documentato dall’indagine.

È allarmante, sottolineano i carabinieri, il numero di armi nella disponibilità degli indagati, la loro capacità di munirsi di sempre nuove armi più performanti e l’esistenza di un mercato fiorente e trasversale in quanto capace di soddisfare la domanda di tutti i sodalizi mafiosi, senza differenze di clan.

Le indagini hanno consentito inoltre di scoprire le interazioni tra vari gruppi della famiglia di Cosa Nostra etnea nonché tra questi gruppi e i clan antagonisti, rivelando in più momenti gravi fibrillazioni caratterizzate anche da una «corsa alle armi». Proprio a margine di alcuni di questi momenti di fibrillazione venivano condotte delle attività di riscontro e controllo, In particolare il 19 ottobre 2022, i carabinieri del nucleo investigativo di Catania hanno arrestato in flagranza per detenzione illegale di armi e munizioni un trentacinquenne catanese del gruppo Nizza della famiglia Santapaola-Ercolano.

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