Un nuovo episodio di violenza allunga il lungo elenco di aggressioni all'interno delle carceri in Sicilia. Stavolta è finito nel mirino di un detenuto un agente della polizia penitenziaria in servizio al Piazza Lanza di Catania: un uomo di origini siracusane lo ha più volte schiaffeggiato tentando di oltrepassare il cancello di sbarramento.
A denunciare l'ennesimo caso è Francesco Pennisi, consigliere nazionale per la Sicilia del sindacato autonomo polizia penitenziaria. L'agente stava effettuando alcuni controlli nel reparto «Troina», quando il detenuto, un ex tossicodipendente che avrebbe anche problemi psichiatrici, lo ha strattonato e poi colpito al volto. «Il poliziotto che ha cercato di fermarlo - racconta Pennisi - ma è stato colpito violentemente con alcuni schiaffi al viso. L'agente ha chiuso il cancello e non ha fatto passare il detenuto». Si sono registrati forti momenti di tensione. «Il collega - prosegue Pennisi - a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, è poi ricorso alle cure dei medici dell’ospedale cittadino. C'è grande difficoltà nella gestione dei detenuti psichiatrici nel carcere di Piazza Lanza. Il Sappe, infatti, continua a lanciare disperati appelli affinché le istituzioni preposte intervengano per porre fine a questo scempio».
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «la scellerata scelta di quel governo e di quella maggioranza politica che anni addietro chiusero gli ospedali psichiatrici giudiziari, invece di risanarli e renderli più umani, senza creare una valida alternativa, ha determinato tutto questo nelle carceri. Poliziotti costretti a subire tanta violenza, per svolgere mansioni che non dovrebbero, come gestire soggetti con gravi patologie psichiatriche. Sulla questione, ribadiamo ancora una volta, è intervenuta la Corte costituzionale a gennaio del 2022, invitando il Parlamento a modificare la legge di chiusura degli Opg. Per questo torniamo a sollecitare l’attuale esecutivo e il Parlamento, ma anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ad affrontare al più presto la questione».
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