Una mattina la signora Maria (nome di fantasia) riceve la telefonata da un sedicente maresciallo dei carabinieri. La voce del militare è gentile ma ferma. Spiega a Maria che suo figlio è rimasto coinvolto in un incidente stradale. Nello scontro, un ragazzo è rimasto ferito in modo molto grave e si trova ora ricoverato in fin di vita. Il figlio potrebbe trovarsi nei guai con la giustizia. Guai seri. Per Maria sono attimi di puro panico. Ripensa all'ultima volta che ha sentito il figlio Filippo (nome di fantasia) e a come le era sembrato stanco, forse preoccupato.
A questo punto il falso maresciallo, da parte sua, la rassicura: «Una soluzione c'è». Basterà pagare una «piccola cauzione» e il suo ragazzo sarà libero, altrimenti non resterà che trattenerlo in camera di sicurezza. Maria è in preda al panico, tuttavia dice di voler prima chiamare l’altro figlio. Senza battere ciglio il suddetto maresciallo interviene ancora astutamente, mettendo a frutto tutto il lavoro di meticolosa preparazione , tranquillizzandola: «Non si preoccupi, Giovanni (nome di fantasia) sa tutto, è stato avvertito e si trova in ospedale vicino a Filippo». A questo punto ogni resistenza salta. Lei sa solo che suo figlio ha bisogno di aiuto. I seimila euro che le vengono chiesti per la "cauzione" non sono uno scherzo, ma non importa, si fa tutto per salvare un figlio e comunque una piccola riserva di denaro Maria la tiene sempre in casa. Le viene detto che un avvocato verrà a ritirare personalmente il denaro. E non passano che pochi minuti dalla telefonata del Maresciallo quando suonano al citofono e Maria consegna i seimila euro richiesti, racimolati tra contanti e oggetti in oro…
Una tecnica ben rodata, usata da un’organizzazione che anche nel Giarrese ha già fatto le sue vittime. Del fenomeno delle truffe ai danni degli anziani si è parlato nel Duomo di Giarre, grazie al parroco don Nino Russo, che ha accolto l’invito del comandante la locale stazione, luogotenente Alessandro Calabretta, a convocare i fedeli della terza età per un’azione di prevenzione, nell’ambito di una capillare campagna di sensibilizzazione e informazione.
Il comandante di stazione non minimizza. Avverte che in una truffa è incappato perfino un generale dei carabinieri in pensione. I criminali fanno parte di un’organizzazione che studia nei minimi particolari la vita e le relazioni delle vittime. In moltissimi casi al momento della telefonata sono già sotto casa della vittima, perché più è fulminea la loro azione, più hanno la possibilità di farla franca. Anche se è possibile che qualche componente la banda criminale venga catturato, a seguito di indagini e con l’aiuto delle eventuali telecamere di sorveglianza, la refurtiva non sarà mai recuperata. «Non restano che la prevenzione e l’informazione», raccomanda il luogotenente Calabretta.
Prevenire è fondamentale e può aiutare le forze dell’ordine a contrastare queste nuove organizzazioni che usano nuove armi per le loro truffe e i loro raggiri. Le truffe possono essere perpetrate di persona, al telefono o anche per posta o via internet. Può succedere di essere fermati per strada o ricevere una visita a casa, con vari sistemi e mille motivazioni: l’incidente, l’amico di famiglia, la fuga di gas. A tutto vengono offerte soluzioni facili e vantaggiose, adattando la proposta alla situazione della vittima prescelta.
Quindi, cosa fare nel caso di simili telefonate o di mail allarmanti o di “avvisi” incollati all’ingresso di casa? Avvertire subito i carabinieri, telefonando alla stazione o al 112. Nessun appartenente alle forze dell’ordine può chiedere pagamenti in denaro.
Prevenire è fondamentale, informare ed informarsi è indispensabile per aiutare le forze dell’ordine a combattere queste reti criminali e a proteggersi.
nel video l’intervista a don Nino Russo, parroco del Duomo di Giarre
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