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L'inchiesta sul Comune di Tremestieri Etneo, il sindaco e gli altri 5 arrestati saranno sentiti subito dal gip

Secondo la Procura di Catania i «funzionari corrotti avrebbero ricevuto denaro e altre utilità per concedere permessi e assegnare lavori agli imprenditori amici»

Saranno interrogate oggi dal gip Carla Aurora Valenti le sei persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta Pandora della Procura di Catania su presunti casi di infiltrazioni mafiose nel Comune di Tremestieri Etneo, in cui è indagato per corruzione anche il deputato regionale della Lega, Luca Sammartino, che si è dimesso da vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura dopo essere stato sospeso per un anno dallo svolgere funzioni pubbliche. L’inchiesta della Dda etnea, che ha complessivamente 30 indagati, si basa su indagini del nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Catania.

I primi a essere interrogati dal gip saranno il sindaco di Tremestieri, Santi Rando, un poliziotto da anni in aspettativa, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per scambio elettorale politico-mafioso assieme a Pietro Alfio Cosentino, ritenuto il referente del clan Santapaola-Ercolano a Tremestieri Etneo, che si sarebbe «adoperato per garantire il rispetto di precisi accordi elettorali propedeutici all’elezione» del primo cittadino. Saranno sentiti i quattro indagati arrestati e posti ai domiciliari: Giovanni Naccarato, dirigente del Comune, l’architetto Puccio Monaco, all’epoca dei fatti consulente a titolo gratuito del sindaco, l’ingegnere Paolo Di Loreto e lo storico consigliere d’opposizione Mario Ronsisvalle, poi transitato tra i sostenitori di Rando alle Amministrative del 2021. Rando e Ronsisvalle sono stati sospesi dell’incarico di amministratori dal prefetto di Catania.

Secondo la Procura di Catania i «funzionari corrotti avrebbero ricevuto denaro e altre varie utilità, quasi sempre grazie alla costante e "professionale" attività di intermediazione dell’ingegnere Paolo Di Loreto, per concedere permessi e assegnare lavori agli imprenditori amici». Tra i destinatari della misura cautelare, eseguita dai carabinieri nell’ambito dell’operazione Pandora, ci sono anche «quattro imprenditori, uno dei quali deceduto per cause naturali, che avrebbero beneficiato, in cambio di denaro e altre utilità elargite illecitamente ai pubblici ufficiali, della concessione di permessi comunali e assegnazioni di lavori pubblici, e anche solo promesse, come nel caso dell’appalto relativo alla ristrutturazione della locale caserma carabinieri, poi mai verificatosi».

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