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Droga, vasto giro all'ombra della mafia a Giarre: 4 arresti, 16 indagati

I legami con il clan dei Laudani: al vertice ci sarebbero stati Maurizio Viscuso, 55 anni, e Stefano Mario Sciacca, 26 anni. Coinvolti anche i figli di Viscuso. Il ruolo della moglie, che avrebbe gestito la fitta rete di vedette. Tra gli episodi contestati anche il brutale pestaggio di un pusher

È stata battezzata «Tigre reale» l’operazione antidroga scattata all’alba, coordinata dalla procura di Catania e condotta da oltre 50 carabinieri del comando compagnia di Giarre, supportati dai reparti specializzati dell’Arma (aliquota Primo Intervento del Nucleo Radiomobile Carabinieri di Catania e del Nucleo Cinofili).
Quattro le misure cautelari in carcere per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Notificati gli avvisi di conclusione indagini preliminari ad altri 16 per i quali non sono state emesse misure cautelari per assenza di esigenze cautelari.
Tutti sarebbero stati inseriti nell’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini

Una fiorente attività di spaccio, di impronta familiare, con un uomo e i suoi due figli al vertice, e svolto all’ombra e in accordo con esponenti del clan di mafia dei Laudani.
Le indagini, condotte da settembre 2019 a giugno 2021, hanno consentito di smantellare il gruppo che gestiva la piazza di spaccio nel quartiere Jungo di Giarre.
Al vertice ci sarebbero stati Maurizio Viscuso, 55 anni, e Stefano Mario Sciacca, 26 anni, quest’ultimo incaricato anche di tenere la cassa; avrebbero messo in piedi un vero e proprio supermarket della droga, fonte giorno e notte di approvvigionamento di cocaina e marijuana, protetto da misure di sicurezza volte a prevenire o eludere eventuali blitz, come telecamere e «fortificazioni» con cancelli, grate in ferro e porte blindate. Una fiorente attività criminale gestita a conduzione familiare.

L’indagine avrebbe permesso di accertare il placet di cui avrebbe goduto la famiglia Viscuso da parte de «clan Laudani» di Piedimonte, nello specifico da parte di Antonio Di Mauro - figlio di Paolo, detto «u prufissuri» - responsabile dell’area di Giarre - con il quale Maurizio Viscuso avrebbe avuto continui rapporti di frequentazione, arrivando a chiedere il suo intervento in occasione del suo ferimento dopo una lite per motivi estranei al mondo della droga. In un’altra occasione sarebbe stato lo stesso Di Mauro a chiedergli di fare da tramite con un noto spacciatore, verosimilmente per l’acquisto di una partita di sostanza stupefacente.

Il ruolo dei figli di Viscuso

Accertata, secondo chi indaga, la partecipazione all’organizzazione di spaccio anche dei figli di Maurizio Viscuso, Salvatore e Giuseppe, di 35 e 30 anni, e della moglie che si sarebbe occupata di diffondere le direttive del marito agli altri appartenenti al gruppo.
Giuseppe Viscuso si sarebbe occupato dell’attività di spaccio e del recupero crediti relativo ad alcune consegne di stupefacente, e il fratello maggiore, Salvatore, avrebbe avuto una funzione di alter ego del padre Maurizio, accompagnandolo nelle trasferte per il carico dello stupefacente sia nel territorio giarrese sia nel capoluogo catanese, contrattando insieme a lui il prezzo del quantitativo di droga approvvigionato.
Il fratello più grande avrebbe comunque mantenuto un ruolo operativo nell’ambito dell’organizzazione, in quanto avrebbe provveduto in prima persona al confezionamento e allo spaccio delle singole dosi di cocaina, trattando in prima persona con gli acquirenti, con la prerogativa di poter applicare eventuali sconti. Anche lui, infine, si sarebbe occupato del recupero crediti inerente alle cessioni di grossi quantitativi di stupefacenti, con determinati clienti che godevano di una certa fiducia e avrebbero beneficiato della possibilità di non pagare la droga al momento dell’acquisto ma di estinguere il debito successivamente.

La moglie a capo delle vedette

La fitta rete di vedette sarebbe stata invece gestita direttamente dalla moglie del capo che avrebbe fornito direttive ben specifiche su come effettuare l’attività di vigilanza e sulle precauzioni da adottare in caso di presenza delle forze dell’ordine.
La donna si sarebbe occupata inoltre, in caso di momentanea assenza del marito e del figlio maggiore, di accogliere i corrieri e di ricevere la droga, provvedendo alla pesatura dello stupefacente, nonchè aiutando nel successivo conteggio dei guadagni.

Il pusher diffidente pestato a sangue

Un episodio emblematico del carattere verticistico dell’associazione e dell’impossibilità di mettere in discussione le direttive del promotore, sarebbe stato il brutale pestaggio, avvenuto nell’agosto 2020, ai danni di uno spacciatore al dettaglio, che dopo essersi rifornito, avrebbe messo in discussione la qualità e la modalità di taglio dello stupefacente, pretendendo di partecipare alla preparazione della cocaina da vendere, al fine di accertarsi di non essere raggirato.
Nel corso delle attività d’indagine, quali riscontri, i carabinieri hanno arrestato 10 pusher per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, hanno sequestrato oltre un chilo di marijuana e 350 grammi di cocaina e la somma in contanti mille euro quale provento dell’attività di spaccio.

Con particolare riferimento agli arresti, resi possibili dalla conoscenza delle dinamiche interne all’organizzazione fornita dalle intercettazioni, questi hanno interessato soggetti che facevano da corrieri per conto dei Viscuso. In un caso, uno degli arrestati deteneva in casa 55 grammi di marijuana, mentre in un’altra circostanza, il soggetto monitorato dai Carabinieri è stato visto prendere qualcosa da un muretto a secco, nella via Ungaretti di Giarre, e sottoposto a perquisizione, è stato trovato in possesso di un involucro di 13 grammi di cocaina. In una terza occasione, un pusher accortosi di essere seguito dai Carabinieri, ha provato a liberarsi di due involucri, contenenti rispettivamente 55 e 56 grammi di cocaina, gettandoli a terra, ma è stato tempestivamente fermato dai Carabinieri ed arrestato.
Il gip ha disposto 4 misure di custodia cautelare in carcere, e con la successiva notifica della conclusione delle indagini preliminari nei confronti di altri 16 indagati, «è stato inferto - spiegano gli inquirenti - l’ennesimo colpo a un gruppo criminale dedito alla gestione di una fiorente piazza di spaccio a Giarre».

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