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Col camion sulle auto bloccate in autostrada, due morti e tre feriti: condannato un autotrasportatore di Caltagirone

L'incidente avvenne in Toscana nel giugno del 2022. Ahmed Ezzedini, di origini tunisine, ha patteggiato una pena a tre anni e sei mesi, da scontare ai domiciliari

Condannato a tre anni e sei mesi il camionista residente a Caltagirone che piombò sulle auto in coda per un cantiere sull'autostrada, in Toscana, provocando due morti e tre feriti gravi. Oggi, giovedì 6 giugno, si è tenuta l’udienza preliminare al tribunale di Siena. Ne dà notizia con un comunicato lo Studio3A-Valore SpA.

Davanti al gup Sonia Caravelli, l’imputato, Ahmed Ezzedini, 44 anni, di origini tunisine ma residente a Caltagirone, ha patteggiato la pena di tre anni e sei mesi di reclusione per omicidio stradale aggravato dal fatto di aver causato la morte e il ferimento di più persone. Pena da scontare agli arresti domiciliari. «Per distrazione, eccesso di velocità e verosimilmente anche stanchezza, dovuta al mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo prescritti», si legge nella nota dello studio legale, il camionista provocò il terribile tamponamento il 17 giugno 2022 lungo l’autostrada A1, all’altezza del km 414, tra Fabbro e Chiusi, nel territorio comunale di Cetona, nel Senese. L’incidente costò la vita alle incolpevoli Serena Ursillo, di 37 anni, e all’amica Enrica Macci, di 49, oltre al ferimento grave di altre tre persone. All’imputato, che ha potuto beneficiare degli sconti di pena previsti dal rito alternativo scelto, è stata anche comminata la sanzione accessoria della revoca della patente di guida.

Il tremendo incidente è stato ricostruito nei dettagli da Mario Vangi, il perito al quale il pubblico ministero Niccolò Ludovici ha affidato l’incarico di redigere una consulenza tecnica cinematica per accertarne la dinamica, le cause e tutte le responsabilità: alle operazioni peritali ha partecipato, quale consulente per una delle parti offese, anche Nicola Bartolini, messo a disposizione da Studio3A-Valore, che difende i familiari di Serena Ursillo. L’imputato, alla guida di un autoarticolato Iveco General Trailer, come ha scritto il magistrato inquirente nella sua richiesta di rinvio a giudizio formulata al termine delle indagini preliminari, «si avvedeva tardivamente del traffico bloccato», dovuto allo smantellamento di un cantiere, «e, nonostante la brusca frenata posta in essere all’ultimo momento, andava a travolgere tutti i veicoli che lo precedevano nella corsia di marcia».

Il mezzo pesante ha tamponato per prima una Volkswagen T-Roc «che, in conseguenza dell’urto, veniva spinta verso la corsia di sorpasso e, subendo un ribaltamento, andava a sbattere contro altri due veicoli ferm», una Kia Niro e una Opel Karl: gli occupanti delle tre vetture si sono tutti miracolosamente salvati, ma il conducente e la passeggera della T-Roc hanno riportato politraumi gravi e svariate fratture per prognosi superiori ai quaranta giorni. Dopo questo primo urto, l’autoarticolato «ha continuato la sua corsa in avanti andando a travolgere altri veicoli che lo precedevano sulla corsia di marcia», prosegue Ludovici nel suo atto, ossia la Fiat Panda condotta da Enrica Macci e su cui si trovava anche Serena Ursillo e una Fiat Punto: le due amiche - la prima nativa di Tivoli (Roma) ma residente a Montefranco, in provincia di Terni, psicologa dello sport ed ex pallavolista, la seconda originaria di Sant’Angelo Romano (Roma), dove vivono tuttora i suoi genitori, ma trasferitasi da ormai diversi anni a Montecampano di Amelia, sempre in provincia di Terni, insegnante di batteria alla Musical Academy di Terni e, dopo aver giocato anche lei a lungo, allenatrice di pallavolo del settore giovanile della società Amerina - si stavano recando a Chianciano per seguire un corso di qualificazione per allenatori di volley. Infatti, «in conseguenza di questi ultimi urti – continua il sostituto procuratore - la Fiat Panda urtava la Punto, si ribaltava sottosopra, alzandosi, e finiva nel cassone dell’autoarticolato, mentre la Punto si ribaltava sul fianco e finiva incastrata sotto al pianale di un altro autoarticolato» che la precedeva. Una serie di impatti terribili che non hanno lasciato scampo alle due donne nella loro piccola utilitaria, mentre il conducente della Punto è sopravvissuto, ma riportando anche lui traumi per una prognosi superiore ai quaranta giorni.

Il pm ha imputato al camionista «colpa generica e violazione di svariate norme sulla disciplina della circolazione stradale»: «superamento del limite massimo di velocità, poiché percorreva un tratto autostradale ad una velocità di 84 km/h, già apportata la relativa tolleranza di 6 km/h a favore del conducente, superando così il limite massimo consentito che in autostrada, per tale categoria di veicolo, è fissato in 80 km/h», «perdita di controllo del veicolo in quanto non era in grado di conservarne appunto il controllo tanto che, in presenza di un rallentamento del traffico e successivo blocco, regolarmente segnalato da relativi pannelli a messaggi variabili e dal servizio Viabilità della società autostradale, non riusciva ad evitare di tamponare, violentemente, altri veicoli che lo precedevano regolarmente sulla medesima corsia di marcia incolonnati alla corrente di traffico ivi esistente».

Non solo, dagli accertamenti e dall’analisi del cronotachigrafo del mezzo pesante è emerso anche, a carico dell’autotrasportatore, «il superamento del periodo di guida giornaliero, poiché non osservava quello prescritto dal regolamento Ce, eccedendo di 32 minuti il limite massino consentito» e «l’inosservanza del periodo di riposo giornaliero» definito dallo stesso regolamento comunitario. Le condizioni del luogo e del tempo erano ottimali, senza alcun ostacolo che avrebbe potuto impedire la vista del blocco del traffico davanti a sé, che non costituiva un evento imprevedibile, in quanto anche pre-segnalato dal personale dell’autostrada e dai cartelli a messaggio variabile. Nell’udienza di oggi Ezzedini, attraverso il suo difensore, ha chiesto e ottenuto di patteggiare.

 

 

 

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