Cinque casi di intossicazione da funghi negli ultimi due giorni. L’allarme è stato lanciato dai sanitari dell’Asp 3 di Catania.
I cinque casi di intossicazione da funghi, tutti riconducibili al consumo, da parte di raccoglitori occasionali, di funghi non sottoposti al controllo gratuito presso gli Sportelli micologici dell’Asp di Catania,
con conseguente necessità di intervento presso i Pronto Soccorso del territorio, sono tutti stati accertati nella zona etnea.
L’attenzione è alta, sul territorio, perché si è reso necessario l’intervento nei Pronto soccorso, in due casi per il consumo della Falsa Mazza di Tamburo (chlorophyllum molybdites), e in tre casi, per il consumo di funghi a pori rossi, impropriamente scambiati dai raccoglitori occasionali per porcini.
Nello specifico per quanto riguarda i funghi scambiati per Falsa mazza di tamburo, la raccomandazione che si ribadisce, a tutti i raccoglitori di funghi a uso privato, è di sottoporre sempre a controllo gratuito, presso gli Sportelli micologici aziendali, l’intero quantitativo di funghi raccolti, anche in considerazione del fatto che la Falsa Mazza di Tamburo è facilmente confondibile con i ricercati Cappiddini (come volgarmente viene indicata la Mazza di Tamburo, macrolepiota procera), che è invece una specie commestibile e largamente raccolta e consumata.
La Falsa Mazza di Tamburo è una specie fungina presente in America, Africa e nelle regioni temperate e sub-tropicali di tutto il mondo, che da qualche anno risulta molto presente anche nel territorio etneo e che anche l’anno precedente è stata responsabile di numerosi casi di intossicazione, trattati presso i Pronto soccorso ospedalieri.
Negli altri tre casi di intossicazione registrati, i raccoglitori hanno scambiato per porcini alcune specie di funghi a pori rossi, i cosiddetti muss’i voi, russeddi, funci niuri. Sotto tali dizioni volgari i venditori occasionali della zona dell’Etna erano soliti vendere funghi appartenenti alle specie di Boletus luridus (suillellus luridus), Boletus erythropus (neoboletus praestigiator), Boletus rhodoxanthus (rubroboletus rhodoxanthus) e Boletus luteocupreus (imperator luteocupreus).
Da sottolineare che se alcune specie, pur risultando commestibili dopo trattamento di prolungata e completa cottura, non possono essere commercializzate (Boletus luridus, Boletus erythropus), altre (Boletus rhodoxanthus, Boletus luteocupreus) sono da considerarsi tossiche, provocando Sindrome gastrointestinale.
I sanitari dell’Asl, rinnovano, pertanto, l’avviso ai consumatori “di far controllare tutti i funghi raccolti presso gli Sportelli micologici aziendali all’uopo attivati (vedi tabella allegata) e/o di acquistarli esclusivamente da venditori che espongano sui contenitori dei funghi il ‘tagliando Asp’ di avvenuta certificazione, riportante la denominazione delle specie fungine, data e orario di validità.
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