Un diciassettenne, congiunto di uno dei responsabili di un gruppo vicino al clan Santapaola-Ercolano, è stato arrestato da carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania in esecuzione di un’ordinanza cautelare carcere emessa dal Gip del tribunale per i minorenni.
I reati ipotizzati, aggravati dal metodo mafioso e per agevolare l’attività del gruppo, sono associazione mafiosa, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Il provvedimento gli è stato notificato nel carcere minorile dove era detenuto per altra causa.
L’indagine trae origine da una articolata attività investigativa, denominata Leonidi, avviata nel 2023 dalla Dda di Catania, che aveva portato all’arresto di nove soggetti maggiorenni, otto dei quali appartenenti al clan Santapaola- Ercolano e uno al clan Cappello.
Al centro del provvedimento la pianificazione, in fase avanzata, del tentato omicidio di un appartenente al clan Cappello-Bonaccorsi, Pietro Gagliano, organizzato da personaggi di spicco della famiglia Santapaola-Ercolano. Il progetto era la rappresaglia a quattro colpi di pistola sparati da Gagliano, la sera del 21 ottobre 2023 nel rione San Cristoforo, contro esponenti Cosa nostra catanese.
Parallelamente, le indagini coordinate dalla Procura per i Minorenni di hanno permesso di accertare gravi indizi di colpevolezza nei confronti del 17enne per fatti incardinati nelle dinamiche che vedevano coinvolte i due clan, nonostante non abbia partecipato all’organizzazione del tentato omicidio. Secondo l’accusa il giovane indagato avrebbe aderito al sodalizio criminale, riuscendo a ottenere un ruolo di rilievo al suo interno. Il giovane è stato arrestato il 28 marzo del 2023 per contestazione per cui è stato condannato, in primo grado, a sei anni di reclusione, sentenza avverso la quale è pendente il giudizio di appello.
Il 17enne la sera del 27 febbraio del 2023, in concorso con altri quattro maggiorenni, ostentando la disponibilità di pistole, avrebbe attuato un violento pestaggio nei confronti di due giovani coetanei: una delle vittime, dopo essere stata accerchiata dal branco, avrebbe ricevuto un colpo alla testa con il calcio della pistola e, immediatamente dopo, una sequenza di calci e pugni dal gruppo. Al 17enne è contestato di avere «affermato il proprio ruolo all’interno dell’organizzazione criminale, partecipando attivamente alle riunioni decisionali, imponendosi con metodi violenti e pretendendo che le proprie richieste venissero sempre accettate».
Avrebbe partecipato alla gestione del traffico di sostanze stupefacenti nei quartieri di San Cristoforo e San Giovanni Galermo, ricevendo uno stipendio settimanale ed esigendo una parte dei ricavi. In questo contesto avrebbe preso parte anche ai contrasti relativi alla gestione di una piazza di spaccio a San Giovanni Galermo, gestita dai Cappello, pretendendo di appropriarsene. Dalle indagini è emerso la sua «spregiudicatezza per la disponibilità di armi e di notevoli risorse finanziarie». In una intercettazione lo si sente dire di «essere pronto a sparare qualora fosse stato fermato dalle forze dell’ordine».
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