Magistrati sulla scalinata d’ingresso del Palazzo di Giustizia in toga, con una coccarda tricolore e manifesti con frasi a difesa della Costituzione di Pietro Calamandrei, Luigi Sturzo, Sandro Pertini, Liliana Segre e Roberto Benigni e ombrelli ‘tricolori, con riportati alcuni articoli della Costituzione: il nove, l’undici, il tredici, il ventuno e il trentaquattro.
Così l’Anm di Catania ha protestato, nel giorno della cerimonia dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario nel Distretto, contro il disegno di legge sulla separazione delle carriere, perché, spiega il presidente della sezione di Catania dell’’Associazione nazione magistrati, Giancarlo Casino, «non è in realtà una riforma della giustizia, ma è una riforma della magistratura», è più una «iniziativa che vuole disarticolare la magistratura, che la vuole ridimensionare» e «riportare la prevalenza, la preminenza sul potere esecutivo».
«Diciamo - sottolinea Cascino - che la separazione della carriera non serve, non serve non tanto ai magistrati, perché per i singoli magistrati in realtà cambia poco. Si vuole fare un concorso separato per i pubblici ministeri? Qui verrebbe meno e verrebbe assolutamente a scadere la garanzia per i cittadini. Immaginate cosa possa essere, cosa sarà, perché la riforma temo verrà approvata così come è stata proposta. Una separazione delle carriere con un concorso solo per pubblici ministeri - osserva il presidente dell’Anm di Catania - temo, porterà l’inquirente a diventare inquisitore. Le garanzie per i cittadini scemeranno perché il risultato dei pubblici ministeri verrà valutato solo sul risultato e il risultato saranno le condanne, non la giustizia fatta dopo un processo».
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