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Catania, un nuovo pentito: «Il sindaco di Paternò era disposizione del clan»

«Dichiaro di essere a conoscenza dei rapporti fra il sindaco di Paternò Nino Naso e gli esponenti della 'famiglià Morabito». Lo fa mettere a verbale il nuovo collaboratore di giustizia, Sebastiano Di Mauro, le cui prime dichiarazioni sono stati depositati nel processo abbreviato nato dall’operazione Athena dei carabinieri del comando provinciale di Catania. Lo scrive il sito lasicilia.it. Nell’inchiesta il sindaco di Paternò, candidato da 'autonomistà, è indagato per voto di scambio politico-mafioso.

Per lui la Procura aveva chiesto l’arresto, ma prima il gip e poi due collegi del Tribunale del riesame hanno sempre rigettato la misura cautelare. Naso a settembre andrà a processo con il giudizio
immediato, come chiesto dai suoi difensori, gli avvocati Vincenzo Maiello e Maria Licata.

Di Mauro ha parlato di un appoggio elettorale alle ultime comunali da parte del clan Morabito. Ha fatto ai magistrati una serie di nomi e ha elencato una serie di incontri conviviali con la partecipazione di esponenti della famiglia mafiosa e anche elargizioni per pilotare pacchetti di voti verso Naso. «In relazione alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Di Mauro di cui ho appreso il contenuto tramite i miei difensori - ha commentato il sindaco Naso - mi riporto a quanto da loro dichiarato: non siamo preoccupati, ci confronteremo con esse nel processo. Non sono turbato, sono sereno, dai contenuti si evidenziano dichiarazioni confuse, incerte e palesemente infondate. Ho piena fiducia nella magistratura e confido che presto questa vicenda possa chiarirsi una volta per tutte».

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