Confisca definitiva da 13 milioni a imprenditore siciliano: allo Stato 56 immobili e auto di lusso
Un patrimonio milionario accumulato tra Sicilia ed Emilia-Romagna e, secondo gli investigatori, frutto di pressioni mafiose. La guardia di finanza di Bologna, con il supporto dei colleghi di Catania e il coordinamento dello Scico, ha eseguito una confisca definitiva di beni per oltre 13 milioni di euro nei confronti di Salvatore Randone, imprenditore siciliano di 67 anni, residente a Rimini e ritenuto vicino al clan Nicotra di Misterbianco. Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bologna ed ora divenuto definitivo dopo la sentenza della Cassazione, sancisce l’acquisizione al patrimonio dello Stato di un imponente complesso di beni: 56 immobili tra fabbricati e terreni nelle province di Bologna e Catania, 9 autoveicoli, 22 rapporti bancari, 11 quote societarie, 100 azioni del Credito Etneo e 6 polizze di pegno. Randone, attivo nel settore delle costruzioni e della lavorazione dei metalli, aveva costituito una fitta rete di società intestate formalmente a familiari ma di fatto da lui stesso gestite, stratagemma con cui avrebbe cercato di occultare la reale disponibilità patrimoniale. Un tenore di vita e un volume di ricchezze che, secondo gli investigatori, erano del tutto sproporzionati rispetto alle fonti di reddito dichiarate. Il sessantasettenne è stato negli anni condannato per diversi reati. Nel 2009 il suo nome finì in un’inchiesta a Faenza per il tentato omicidio dell’artigiano Salvatore Arena, ferito a colpi di pistola mentre rientrava a casa: per quell’episodio Randone è stato ritenuto il mandante e condannato a 20 anni di carcere. La confisca, spiegano le Fiamme gialle, rappresenta l’epilogo di indagini complesse coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, che hanno accertato il legame tra l’imprenditore e ambienti mafiosi, confermandone la pericolosità sociale.