CATANIA. Missive vendute o sequestrate. Altre trovate a lotti. Inchiesta aperta dalla Procura di Roma e denunce presentate a quella di Catania. Al centro di tutto le lettere di Giovanni Verga, frutto di contestazioni e contese, sulle quali gli eredi diretti della massima espressione del Verismo «voglio fare chiarezza». E spiegano perchè Pier Francesco e Bernadette Verga: «non siamo ostili a chi scrive e a chi fa ricerca su Giovanni Verga, lo siamo verso chi, coinvolto per qualche motivo, non si impegna a determinare la verità, a chi mette opacità tra i fatti veri e documentati e le indagini, a chi rende dubbi e poco trasparenti i comportamenti di nostro padre».
«È stato scritto che sono gli stessi che nostro padre Pietro avrebbe venduto alla Regione Siciliana nel 1978 - osservano i fratelli Verga - senza che nessuno si chieda come possa accadere che un'importante istituzione pubblica compri un bene di cui non soltanto non viene in possesso all'atto del pagamento, ma che addirittura non si premuri nemmeno di verificarne l'esistenza.
C'è chi addirittura ha scritto che le lettere siano state disinvoltamente vendute a blocchi da nonno Giovannino incurante del valore storico letterario. Nulla di tutto ciò è vero». Per i nipoti di Giovanni Verga «parlano i fatti che noi conosciamo, e che abbiamo documentato». «Il il 20 ottobre 1978 - ricostruiscono - nostro padre Pietro vende alla Regione Siciliana, dopo 3 giorni di inventario a casa nostra con il soprintendente ai beni librari del Comune di Catania ed un suo funzionario, le carte in suo possesso (nel contratto di vendita viene indicato '...il materiale verghiano in suo possesso...') inventariate in una lista di 40 pagine ('...carteggi e altro materiale, così come descritti nell'elenco di n.40 fogli allegato al presente atto, del quale fa parte integrante...').Da qui - si interrogano - la domanda: esiste un secondo atto di vendita stipulato nello stesso mese e anno di cui i figli e la moglie sono all'oscuro? Un atto che cede tutti i carteggi anche quelli non in possesso di nostro padre e che ciecamente e sulla fiducia la Regione Siciliana avrebbe pagato? C'è da restare perplessi... ma se esiste ce ne diano evidenza, se non a noi alla Procura di Roma».
L'atto di vendita, non soltanto esiste, ma è stato trasmesso dai fratelli Verga «alla Procura di Roma con una serie di denunce presentate da nostro padre alla Procura di Catania, e siamo in attesa di sapere quali siano le conclusioni sia delle indagini che del destino dei carteggi». «Siamo stanchi di leggere notizie basate sul sentito dire o su consulenze di sedicenti studiosi - concludono Pier Francesco e Bernadette Verga - e non la ricostruzione storica fedele e reale dei fatti, o l'audace e ostinato patrocinio a favore della restituzione alla Regione Siciliana senza alcun documento o atto che ne dimostri la legittima proprietà». E chiarezza per chiarezza i fratelli Verga rivelano: «a proposito, l'atto di vendita del 1978 riporta la cifra di 85.000.000 di lire...».
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