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Miriam Leone: «La mia Oriana Fallaci dimenticata, ti ruba l'anima interpretare personaggi di questo tipo»

Alla Festa di Roma la serie sugli esordi della scrittrice nel giornalismo. Otto episodi che poi andranno su Rai 1

Non la corrispondente di guerra, l’intervistatrice implacabile dei leader mondiali, la voce delle invettive de La rabbia e l’orgoglio post 11 settembre, ma l’Oriana Fallaci meno conosciuta, quella degli esordi nel giornalismo, dal 1955 al 1959, fra le cronache da Hollywood e i primi grandi traumi personali. È il ritratto in otto episodi (prodotto da Paramount Television International Studios e Minerva Pictures in associazione con Redstring) della giornalista e scrittrice, scomparsa nel 2006, racchiuso in Miss Fallaci, la serie di Luca Ribuoli, Giacomo Martelli, Alessandra Gonnella con protagonista Miriam Leone (nella foto), al debutto con i primi due episodi alla Festa del Cinema di Roma e prossimamente su Rai 1 (non ci sarà un passaggio iniziale su Paramount+).

«Noi esploriamo la sua “età dell’innocenza”» spiega l’attrice di Acireale, che aveva già impersonato Fallaci nel corto di Alessandra Gonella del 2019 A cup of coffee con Marilyn, su un episodio raccontato anche nella fiction. La serie (per la quale i produttori non escludono altre stagioni per proseguire la storia, ndr) «si intitola Miss Fallaci perché poi da qui diventerà Oriana - dice l’attrice -. È il racconto di formazione di una ragazza che scopre se stessa e cerca di affermarsi nella sua passione. Abbiamo fatto una ricerca ossessiva delle sue origini, anche nel look di quegli anni, e non è stato facile anche perché le sue prime interviste televisive sono degli anni Sessanta. Speriamo di avere raccontato la forza di Oriana nei propri sogni e le proprie azioni, fra sconfitte vittorie, ansie e depressioni mostrando anche le paure di una ragazza che diventa una donna». Lei «voleva fare lo scrittore e lo diceva al maschile, la giacca da giornalista le stava stretta».

La serie (costruita con un approccio particolarmente pop), secondo Leone, può avvicinare Fallaci «alle nuove generazioni che poco sanno di lei. “La rabbia e l’orgoglio” ha creato una sorta di damnatio memoriae su di lei, una grande intellettuale del Novecento con molto da dire anche oggi».

La storia, che ha fra gli interpreti anche Maurizio Lastrico, Francesca Agostini, Johannes Johannesson, Ken Duken, Rosanna Gentili, Giordano De Plano, Francesco Colella, si apre a metà negli anni Cinquanta, con la giornalista nella redazione de L’Europeo, dove non accetta di essere “relegata” a raccontare il cinema. Così si lancia nella scommessa con il direttore di riuscire a intervistare Marilyn Monroe, chiedendo in cambio, nel caso ci fosse riuscita, di passare ad altri temi. Parte così la sua avventura negli Stati Uniti dove da New York arriverà ad Hollywood, per svelare anche ricatti e segreti subiti dalle star.

Parallelamente la giornalista inizia una relazione intensa e tormentata con il collega Alfredo Pieroni (Lastrico).  «Nessuno si poteva aspettare che una persona forte come lei, che usava la penna come un bisturi fosse così fragile in amore - aggiunge Miriam Leone -. È un paradosso di molte grandi donne, che spesso si ritrovano accanto uomini non alla loro altezza». Lei «era una persona molto dura verso se stessa. Non permetteva a nessuno di essere meno di un eroe ed aveva intorno un mondo maschile ostile. È allo stesso tempo «un’eroina romantica, che non accettava vie di mezzo e non rinunciava alla sua femminilità» e «una femminista solitaria che va avanti per la sua strada ma allo stesso tempo apre anche un percorso per le altre donne». Nella serie «indaghiamo anche i primi dolori privati, quelli più faticosi, come l’aver affrontato un primo aborto spontaneo, che porta in lei un crollo emotivo e fisico. Tutte esperienze che l’hanno resa più combattiva. L’ingiustizia più grande per lei, era la guerra, vissuta anche facendo la staffetta partigiana. Disse poi che considerava i conflitti un aborto rimandato di 20 anni, perché nelle guerre mandiamo a morire i nostri figli».

Da attrice «non so ancora perché ho accettato di interpretarla - dice sorridendo - ma questi sono progetti che ti rubano l’anima. È uno di quei personaggi con cui ti vuoi mettere faccia a faccia, uno spirito libero. All’inizio ho avuto paura di interpretare il ruolo ma poi mi sono sentita molto sostenuta da questa squadra fantastica».

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