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Catania, chiudono sempre più attività artigianali

CATANIA. La crisi azzanna le imprese artigianali. Nei primi nove mesi dell’anno, il «saldo» tra nuove iscrizioni e cessazioni di attività nelle province siciliane riporta ovunque segno negativo. E in questa triste classifica isolana, stilata dall’Osservatorio Artigianato e Piccola Impresa, Catania è seconda solo a Palermo: appena 727 le aperture e 1.147 le chiusure, che in percentuale fa meno 2,38. Il dato regionale si ferma a un meno 1,87. Lo studio, presentato ieri nella sede Unifidi dal direttore dell’Osservatorio Salvatore «Totò» Bonura, analizza anche la retromarcia innescata da sei anni di terribile sofferenza per l’economia. Tra il 2008 e il 2014, in 8.791 hanno «chiuso bottega» nell’Isola. Di questi, ben 2.567 in terra d’Etna. Assieme alle statistiche, un’indagine condotta su un campione di imprenditori. Cresce, di poco, l’ottimismo: sono in aumento, anche se ancora in netta minoranza, quanti credono che nel primo semestre 2015 rispetto al primo semestre 2014 l’andamento della situazione economica migliorerà.

L’accesso al credito resta uno dei nodi cruciali: oltre l’80 per cento degli intervistati dichiara «di avere chiesto un prestito e di non averlo ottenuto», mentre il 42 per cento s’è visto negare un finanziamento e il 28 per cento è ancora in attesa di risposta. Altro freno allo sviluppo, il rischio criminalità. Ma non è soltanto questo l’ostacolo: «gettonatissima» la burocrazia, oltre ai ritardi della giustizia civile, all’arretratezza delle infrastrutture e alla corruzione. Infine, particolarmente apprezzata nella legge di Stabilità varata dal governo Renzi la misura che concede detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico nelle abitazioni.

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