PATERNO'. I 600 dipendenti del call center Qè di Paternò (Catania) senza stipendio ed ammortizzatori sociali da quattro mesi stamane, al ritorno da uno sciopero per protestare contro il rischio di licenziamenti, hanno trovato le porte chiuse. Lo denuncia la Slc Cgil di Catania, che insieme alla Fistel Cisl ha presentato una denuncia ai carabinieri e all'Ispettorato del lavoro. I sindacati fanno sapere inoltre che ad una riunione convocata dall'Ispettorato del lavoro non ha partecipato l'amministratore delegato del call center, che ha preferito inviare una nota e per questo hanno indetto per venerdì prossimo, a partire dalle ore 9, una protesta davanti alla sede Enel- Wind di via Domenico Tempio 4 a Catania.
«Quello dell'azienda - affermano il segretario generale della Slc Cgil Catania Davide Foti ed il segretario Slc Cgil con delega alle Telecomunicazioni Gianluca Patanè - è un atto deplorevole. Il non presentarsi all'incontro dell'Ispettorato e non permettere di fatto il ritorno a lavoro dei suoi dipendenti coincide con il tipico metodo della serrata aziendale. Ed è solo l'ultima delle iniziative aziendali contro i suoi lavoratori. Stiamo continuando a sollecitare il Mise per l'apertura di un tavolo di crisi che possa risolvere questa vertenza delicatissima». «Riteniamo inaccettabile il silenzio assordante delle committenti Enel, Inps, Wind e Sky - continuano i sindacalisti - ed è proprio per questo il prossimo venerdì protesteremo presso la sede Enel e Wind. Continuiamo a sollecitare la Regione rispetto ad un intervento incisivo verso il Ministero. Stigmatizziamo la latitanza del sindaco della Città Metropolitana rispetto all'impegno di un intervento e soprattutto rispetto alla promessa di un incontro che ad oggi sembra solo utopia».
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