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I danni per la cenere dell'Etna, la matematica in soccorso dell'agricoltura

Coltelli dell'Istituto di Vulcanologia spiega come il sistema di previsioni di Aeromat può essere utili per stabilire gli aiuti Stato, le agevolazioni e gli sconti fiscali a chi ha subito danni

Cenere e lapilli sulla vigna

La scienza, e i modelli matematici, in soccorso di produttori agricoli e sindaci dell’Etna per la caduta di cenere lavica, evento ormai ricorrente. Lo ha proposto alla manifestazione Vinimilo il ricercatore dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) Mauro Coltelli, che ha indicato nell’applicazione del sistema previsionale Aeromat, realizzato dall’Istituto per monitorare l’andamento e la direzione degli sbuffi di cenere dell’Etna in ambito aeronautico, come strumento per geolocalizzare e quantificare la ricaduta di sabbia dei comuni etnei, diventando un parametro di riferimento per aiuti di Stato, agevolazioni e sconti fiscali.

«I modelli matematici - ha spiegato Coltelli - sono strumenti strategici per la rappresentazione quantitativa di fenomeni naturali o di un insieme di fenomeni. Monitorare e calcolare statisticamente i danni della cenere potrebbe essere un criterio di riferimento per stabilire come intervenire in termini di rimborsi assicurativi e ristori da parte dello Stato». Aiuti economici, o sgravi fiscali, che per il sindaco di Milo, Alfio Cosentino, «devono riguardare amministrazioni, cittadini e produttori agricoli messi a dura prova, soprattutto nel 2021, dall’incessante attività esplosiva dell’Etna».

A supporto dei coltivatori, nel corso dell’incontro moderato dal giornalista Turi Caggegi, il direttore della Cia Sicilia Orientale, Graziano Scardino, che ha annunciato l’intervento al ministero dell’Agricoltura nell’ambito del Piano gestione rischi 2021 e con l’Ispettorato agrario per il riconoscimento dello stato di calamità naturale.

Scienza divisa sul valore delle cenere lavica: per Salvo Giammanco, vulcanologo dell’Ingv, produce un arricchimento immediato dei terreni con i suoi minerali; per Alessandra Gentile, docente di Arboricoltura all’università di Catania, occorre quasi un secolo perché si trasformi in terreno agricolo, capace di fertilizzare e nutrire le colture, che intanto subiscono lacerazioni e abrasioni, riducendo la fotosintesi e favorendo l’aggressione di agenti patogeni.

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