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Sull'Etna la produzione di vino supera i valori pre-Covid: 34 mila ettolitri e 4,5 milioni di bottiglie

Il vino dell’Etna riparte e la produzione supera i valori raggiunti prima della pandemia. È uno dei dati emersi a Contrade dell’Etna, l’evento che promuove i vini del vulcano con il coinvolgimento delle cantine del territorio.  Un evento iniziato nel ricordo di Andrea Franchetti, produttore visionario e ideatore di Contrade morto recentemente.

“La produzione dell’ultima vendemmia – ha detto Francesco Cambria, presidente del Consorzio Doc Etna - ha raggiunto i 34 mila ettolitri, superando i 32 mila ettolitri del 2019. Questo vuol dire che si torna a un imbottigliamento regolare: in crescita soprattutto i bianchi, oltre al Nerello Mascaleso, il vitigno che ci ha resi famosi in tutto il mondo”. L’Etna oggi produce 4,5 milioni di bottiglie con 383 aziende, un terzo delle quali imbottiglia. Sul vulcano sono 1.118 gli ettari di vigneti, il che ha comportato anche una valorizzazione immobiliare straordinaria, i prezzi dei terreni si sono moltiplicati.

Fra i progetti del Consorzio c’è anche la mappatura delle contrade presenti sul vulcano per i quali sono già stati raccolti i dati e che saranno adesso elaborati.

“L’Etna ha avuto il vantaggio di avere avuto una delle prime zonazioni viticole della Sicilia ma bisogna imparare ad utilizzare questa grande ricchezza del suolo. E accanto a produzioni di alta qualità – dice Attilio Scienza, docente universitario, tra i maggiori esperti al mondo di vitivinicoltura – serve la capacità dei produttori di saper raccontare i propri vini. Bisogna costruire un modello narrativo che possa attirare la curiosità del consumatore”.

A Contrade è intervenuto anche il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci che ha annunciato un piano della Regione per i vigneti che si trovano in determinati contesti paesaggistici, Etna compreso: “Il mio Governo – ha detto Musumeci - ha previsto fra i titoli delle aziende partecipanti anche quelle che hanno al loro interno dei palmenti o si trovano in contesti paesaggistici. Proprio perché abbinare il vino ad un contesto di architettura rurale, diventa un binomio di identità perfetta”.

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