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Ora lo dice anche il sindacato: «In Sicilia le imprese edili non trovano personale qualificato»

Da sinistra Pippo Famiano e Paolo D'Anca

La ripresa c'è, ma il settore edile in Sicilia rischia di fermarsi per diverse ragioni, fra le quali anche la difficoltà a trovare manodopera qualificata. A segnalarlo stavolta non è Confindustria, bensì il sindacato, ovvero la Filca Cisl siciliana, commentando i numeri forniti dalla Cassa edile.

«Dopo anni di crisi il settore edile a Catania inizia a registrare una ripresa del comparto grazie ai bonus statali, che hanno rilanciato il settore anche con opere strategiche per il nostro territorio», dicono il segretario regionale della Filca Cisl Sicilia, Paolo D'Anca, e il segretario provinciale di Catania, Pippo Famiano. Nel 2020 e nel 2021, secondo cassa edile, si registrano trend in forte crescita del settore, con i lavoratori attivi che passano da 8554 a 10192, le imprese attive da 2094 a 2346 e la massa salari da 58.447.311 euro a 79.836.779 euro. «Dati certamente incoraggianti - aggiungono- che permettono una boccata d'ossigeno ma purtroppo insieme all’incremento del settore edile si registrano anche delle nuove e rilevanti criticità, quali l’incremento del prezzo delle materie prime che, in alcuni casi, sfiora rincari che vanno anche oltre il cento per cento rispetto al 2019».

I due sindacalisti sottolineano soprattutto «l’impossibilità di approvvigionamento di una considerevole quantità di prodotti e attrezzature necessari nei processi di lavorazione delle costruzioni e una carenza di manodopera specializzata e qualificata a fronte di una sempre più incessante domanda di risorse umane da impiegare nel settore. Tutti aspetti che stanno inevitabilmente avendo delle pesanti ripercussioni sul futuro di tanti lavoratori perché molte imprese, soprattutto quelle con cantieri già avviati, hanno sospeso i lavori e, attraverso gli ammortizzatori sociali, hanno messo in cassa integrazione i lavoratori».

Crisi, continua la Filca, «che sta colpendo l'intera filiera perché sia le aziende di manufatti edili, calce e gesso che quelle di lavorazione del legno e del cemento armato per fronteggiare il lievitare dei costi dell’energia e del triplicato aumento del costo dell’acciaio, hanno già avviato le richieste di cassa integrazione per le sospensioni delle attività lavorative. Tutti fattori che rischiano poi fortemente di alimentare fenomeni di illegalità, di irregolarità, di insufficienti livelli di sicurezza nei cantieri, di lavoro nero o grigio».

Filca chiede «che le istituzioni promuovano al più presto un tavolo di confronto per trovare una soluzione ad una situazione che, se non fronteggiata per tempo, rischia di mandare al collasso un intero settore proprio nel momento in cui se ne stava incentivando il rilancio. Come Filca - concludono i due leader sindacali - ci impegneremo con tutti i mezzi possibili per tutelare i lavoratori e per arrestare questa emorragia e saremo sempre pronti a fare la nostra parte e ne parleremo anche il 28 aprile prossimo in occasione dell'assemblea unitaria nazionale, che certificherà il rinnovo contrattuale, frutto di un lavoro sinergico e soprattutto tra i più proficui di sempre grazie anche al momento di crescita che stava attraversando il settore».

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