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Caos aeroporti in Sicilia, il rogo di Catania mette a nudo le falle di sistema

Vito Riggio, amministratore delegato della Gesap: «Ho chiesto l’aiuto di 50 persone di terra, me ne hanno spedite solo sei...»

Ancora un giorno di caos ieri (22 luglio) negli scali aeroportuali siciliani. Mentre a Catania si lavora per tornare ad una condizione di normalità nel più breve tempo possibile, Palermo soffre ancora specie per il sistema di consegna bagagli e il sovraffollamento dell’aerostazione. Per la bonifica del terminal A di Catania, danneggiato dal rogo dello scorso 16 luglio, la Sac, la società di gestione dello scalo, ha chiamato a lavorare la stessa società americana che ha operato in occasione del rogo che ha devastato il terminal 3 di Fiumicino nel 2015.

«Si tratta di tecnici che lavorano a turno, giorno e notte, senza mai fermarsi per portare a compimento il lavoro nel più breve tempo possibile», assicura chi li ha visti lavorare nella Capitale. Davanti al Terminal C di Catania, invece, è stata ultimata la messa in funzione di una tensostruttura che permetterà di aumentare il numero di movimenti aerei nello scalo, che al momento sono quattro l’ora con l’obiettivo, spiegano dalla società di una migliore gestione dei passeggeri. Valutazioni sono in corso anche sull’utilizzo dell’ex aerostazione Morandi, per verificare la possibilità di utilizzare temporaneamente come Terminal B per passeggeri la zona che è stata sede dell’hub vaccinale durante l’emergenza Covid. Nella struttura c’è stato un sopralluogo da parte di Sac, Enac, Protezione civile, Vigili del fuoco e Comune di Catania.

Tavoli tecnici restano aperti su modalità e tempistica dell’uso di Sigonella. Tra i temi aperti il check-in da effettuare ai passeggeri in partenza perché la base dell’aviazione militare italiana non ha la struttura logistica. Nel 2012 durante il rifacimento della pista a Fontanarossa per la stessa situazione fu utilizzato un Terminal dell’aeroporto di Catania. Una situazione che causa anche disagi al «Falcone-Borsellino» di Palermo.

È stata un’altra giornata infernale agli imbarchi con gli impianti di aria condizionata che non riuscivano a raffreddare l’aria vista la folla presente e disagi tra chi deve partire. Non più facile la vita di chi arriva visto che ci sono centinaia di valigie e trolley stipati nell’area arrivi in cerca di un proprietario. Da ieri è possibile per velocizzare il ritiro bagagli in aeroporto, rivolgersi al personale del lost&found (lo sportello si trova nella hall arrivi).

Sarà possibile essere scortati in sala riconsegna bagagli dallo stesso personale del lost&found (gestita dalla GH Palermo) per il riconoscimento e la consegna del bagaglio. Ieri i sindacalisti di Filt Cgil, Fit Cisl, Ultrasporti e Ugl Traporto aereo hanno distribuito bottigliette di acqua fresca alle lavoratrici ed ai lavoratori sotto stress per il sovraccarico dopo la chiusura dell’aeroporto di Catania.

L’incendio di Fontanarossa è stato un evento inatteso che ha messo in luce tutte le fragilità del sistema dei trasporti siciliano. A partire dalla condizione delle autostrade (più di quattro ore per raggiungere Trapani da Catania) del mancato collegamento ferroviario tra lo scalo di Palermo e quello trapanese; ma anche i ritardi degli investimenti delle società aeroportuali a fronte di un aumento di traffico aereo che era previsto da tutti gli analisti.

«Sono troppo vecchio per stupirmi delle emergenze, e questa non è delle più gravi», spiega Vito Riggio, l’amministratore delegato della Gesap, la società di gestione dello scalo di Palermo. «Una situazione - aggiunge - che implica un supplemento di lavoro e senso di responsabilità di tutti gli operatori in un mondo come quello del trasporto aereo: molto complesso e poco conosciuto».

Insomma, si è di fronte alla gestione di un evento che ha anche risvolti inattesi: «Avevo chiesto personale di terra - rivela Riggio - da fare lavorare a Palermo da Catania, su 50 unità ne sono arrivate solo 6. Abbiamo anche il problema di non trovare un posto dove farli dormire dal momento che siamo in alta stagione...». Nessuna dimissione in vista per l’ad. «Quando ho assunto l’incarico, ho informato sia il presidente della Regione, Renato Schifani, che il sindaco, Roberto Lagalla, che il mio era un mandato a scadenza: volevo dare una mano per velocizzare l’iter dei lavori dell’aerostazione, arrivando ad un notevole avanzamento, ma tra sei mesi vorrei essere fuori. Questa è solo un'emergenza e come detto non è nemmeno una delle più gravi».

Riggio vola sopra le polemiche e invita la politica siciliana ad «astenersi dal dare giudizi immediati e poco fondati sulla conoscenza del diritto aeronautico, che io stesso ho dovuto inventare su pressioni dell’allora ministro Lunardi dopo l’incidente di Linate». E ricorda come anche lui sia a favore di una concentrazione tra le società di gestione (come affermato dal ministro Nello Musumeci) e che «l’unico modo per farlo è mettere in vendita gli aeroporti e farli gestire a società capaci di fare funzionare le cose, di certo non gli enti locali che non riescono neanche a fare funzionare il servizio di raccolta di immondizia nelle città…».

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