Catania rischia di rimanere senza sindaco per almeno 18 mesi e, nel caso in cui venisse confermata in primo grado la condanna a 4 anni e 3 mesi a carico di Salvo Pogliese nell’ambito del processo sulle "spese pazze" all’Ars, si potrebbe andare al voto anticipato.
I giudici del tribunale di Palermo hanno ritenuto fondate le richieste del pool coordinato dal procuratore aggiunto di Palermo Sergio Demontis (l'accusa era stata sostenuta dal pm Laura Siani, morta a maggio) riguardo alle spese dei parlamentari.
lvo Pogliese per ora non si dimette. «Non posso nascondere una enorme amarezza e una grande delusione per una sentenza che trovo assolutamente ingiusta. Ma da uomo delle istituzioni la devo accettare e rispettare», afferma su Facebook il sindaco di Catania, di Fratelli d’Italia, condannato a 4 anni e tre mesi per le 'spese pazze' all’Ars. «Nella mia vita - ha aggiunto - mi sono sempre comportato da persona perbene e onesta interpretando i ruoli, che i catanesi e i siciliani mi hanno affidato, con grande generosità, passione e infinito amore per la mia terra e per la mia Catania a cui sono visceralmente legato».
Pogliese, in particolare, spese per sè 75.389,08 euro, utilizzati, tra l’altro, per rifare gli infissi dello studio del padre, 280 euro per la retta scolastica del figlio, 41 mila euro per pizzerie, hotel, american bar e soggiorni per se stesso e i prossimi congiunti, oltre che per l’autista, 31 mila per prelievi in contanti, 1366 per panettoni e spumanti.
Con lui sono stati condannati per peculato continuato altri quattro ex deputati regionali siciliani, che, secondo i giudici, hanno utilizzato fondi dei gruppi parlamentari per esigenze personali: Giulia Adamo in particolare avrebbe speso per sè 11.221,98 euro; Cataldo Fiorenza 16,220; Rudy Maira 82.023,20; Livio Marrocco 3.961,53 euro. Pogliese e Maira sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e i loro eventuali rapporti di lavoro o di impiego con amministrazioni o enti pubblici o a prevalente partecipazione pubblica sono stati dichiarati estinti. Marrocco e Fiorenza sono interdetti dai pubblici uffici per due anni e 6 mesi.
Pogliese, infatti, adesso, in base alla legge Severino, verrà sospeso a meno che non decida di dimettersi, cosa che, come aveva annunciato, non avrebbe fatto. Al suo posto, alla guida del comune etneo ci sarà il vicesindaco Roberto Bonaccorsi, vicino in passato a Raffaele Lombardo.
Un altro duro colpo all'amministrazione catanese già in dissesto e con l'appalto rifiuti bloccato. E adesso il Pd ne chiede le dimissioni. “Augurando a Salvo Pogliese di potere dimostrare la propria estraneità nei successivi gradi di giudizio, lo invito a dimettersi subito da sindaco: Catania non può restare senza una guida per diciotto mesi”, dice il segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo.
“Lo avevamo detto in tempi non sospetti che la scelta della candidatura di Pogliese – continua Barbagallo – da parte del Centrodestra era una mossa scellerata, così come egoistica è stata la volontà di imporre la propria candidatura a sindaco. Oggi a Pogliese chiedo le sue dimissioni immediate da sindaco, un vero atto di amore e riconoscenza verso Catania che non può restare acefala e ostaggio delle sue vicissitudini personali. Catania versa in condizioni economiche e finanziarie disastrose, con mille emergenze irrisolte e necessita di una guida autorevole e sicura: non possiamo che restituire la parola ai catanesi – conclude - e scegliere subito un nuovo primo cittadino”.
Ma sulla condanna di Pogliese sono intervenuti anche gli esponenti istituzionali catanesi del Movimento Cinque Stelle a tutti i livelli: deputati europei, parlamentari, senatori, deputati regionali e consiglieri comunali e di municipalità.
"La condanna del sindaco di Catania Salvo Pogliese impone una seria riflessione alla politica catanese. Un primo cittadino condannato per un reato così grave e per la gestione non corretta di soldi pubblici, quindi dei cittadini, non può rappresentare una comunità importante e prestigiosa come quella catanese. Adesso, per effetto della legge Severino potrebbe essere ma sarebbe più opportuno - in attesa dell'appello e di nuovi gradi di giudizio - un passo indietro da parte del sindaco dando così la parola agli elettori che sono sempre più sfiduciati da una politica che si presenta come nuova ma che ha sempre gli stessi vizi del passato".
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