È partito dai campi di calcio, ha indossato la maglia del Catania. Ha fatto emozionare gli italiani descrivendo anche le gesta di Totò Schillaci, durante quella indimenticabile edizione dei Mondiali. Il legame tra la Sicilia e Bruno Pizzul è forte. E oggi viene ricordato. Nel giorno in cui l'icona del giornalismo sportivo italiano è morto all’età di 86 anni, sono migliaia gli aneddoti che lo ricordano e lo celebrano.
Nato a Udine l’8 marzo 1938, avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. Storica voce della Nazionale, ha raccontato le partite degli Azzurri per 16 anni, dal 1986 al 2002, accompagnando gli italiani in cinque Mondiali e quattro Europei. Indimenticabile il suo commento ai gol di Roberto Baggio ai Mondiali del ’94, così come la sua narrazione della tragedia dello stadio Heysel nel 1985, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Oltre alla carriera da telecronista, Pizzul era stato anche calciatore. Alto e strutturato fisicamente, era un centromediano che, pur non essendo considerato un talento cristallino, si fece valere nei duelli aerei. Dopo gli esordi con la Cormonese e la Pro Gorizia, nel 1958 venne ingaggiato dal Catania, indossando la maglia rossazzurra prima di proseguire la carriera con l’Ischia, l’Udinese e la Sassari Torres.
Entrato in Rai nel 1969 grazie a un concorso, divenne presto il telecronista per eccellenza del calcio italiano. Dopo il ritiro dalle telecronache nel 2002, continuò a collaborare con la Rai conducendo programmi storici come Domenica Sprint e La Domenica Sportiva, oltre a curare rubriche per diverse testate giornalistiche.
Negli ultimi anni era tornato a vivere in Friuli, dove ha mantenuto vivo il suo legame con il giornalismo sportivo fino agli ultimi giorni. Con la sua scomparsa, il calcio italiano perde una delle sue voci più amate e inconfondibili.
Caricamento commenti
Commenta la notizia