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Bronte, vandalizzato l'ex "Istituto alberghiero": da oltre 10 anni è inutilizzato

Razziato e vandalizzato a Bronte l’ex «Istituto alberghiero - Hotel La Cascina». Costato alla Regione Siciliana 1.715.000 euro, l’edificio da 3500 mq, con 3000 mq verde e strade basolate circostanti, andrà all’asta con un’offerta minima di 280 mila euro.

L’assessore regionale delle Attività produttive, Mimmo Turano, «ha disposto verifiche, a salvaguardia degli interessi pubblici, e degli esiti riferirà in Giunta e al presidente Nello Musumeci».

La struttura è transitata sotto tutela regionale, in buono stato, per «liquidazione coatta amministrativa» della cooperativa «La Cascina» di Bronte, decretata nel 2009 dall’Assessorato regionale della Cooperazione di Palermo (oggi Attività produttive) quale «autorità amministrativa di vigilanza», che ne ha nominato il commissario liquidatore (il più noto curatore).

Da oltre dieci anni inutilizzato e senza videosorveglianza, periodicamente l’albergo è stato cannibalizzato da ignoti, che il commissario liquidatore ha denunciato all’autorità giudiziaria e all’«autorità amministrativa di vigilanza». Sono spartiti arredi, porte interne, impianti elettrici, celle frigorifere, servizi igienici; inoltre, gli infissi esterni sono aperti, il tetto è da riparare e il verde da sistemare.

Sulle origini dell’investimento, tramite l’ufficio stampa, l’Ircac (Istituto regionale di credito alle cooperative) di Palermo ha comunicato: «Su decreti di finanziamento dell’Assessorato regionale alla Presidenza, nell’ambito della legge regionale sulle cooperative giovanili 37/1978, La Cascina ha ricevuto dalla Regione, per il tramite dell’Ircac che è stato strumento erogatore, fra il 1986 e il 1988, un credito a medio termine di 1 miliardo e 83 milioni di lire, da restituire in 15 anni al tasso del 4 per cento, a decorrere dalla data del decreto di collaudo finale, e nel 1990 un credito d’esercizio di 702 milioni di lire, da restituire in cinque anni. Al 4 settembre 2020, la cooperativa La Cascina deve all’Ircac 1.481.309 euro».

Il miliardo e 83 milioni di lire erogati dall’Ircac rappresenterebbero, a quanto pare, il 40 per cento di un finanziamento da 2 miliardi e 620 milioni di lire (di cui il cui 60 per cento a fondo perduto allora l’avrebbe erogato direttamente la Regione) che sommati ai 702 milioni, di prestito d’esercizio, porterebbe ai 3 miliardi e 322 milioni di lire (1milione e 715 mila euro) di fondi regionali tutti spesi per costruire e avviare il «Centro didattico residenziale La Cascina», di contrada Cuntarati a Bronte.

Sorto come convitto per corsi di formazione professionale (l’Enaip ve ne svolse per commis di sala e bar, di cucina e di pasticceria, fra il 1988 e il 1992), il complesso è stato riconvertito in albergo a due stelle e centro congressi (1996), con bar e ristorante (1999) e pizzeria (2004).

L’edificio in cemento armato, realizzato su quattro livelli, è suddiviso in: seminterrato autonomo (dotato d’ingresso interno e esterno) con sala ricevimenti e cucina (560mq); piano terra con hall, uffici, aule didattiche e sala congressi (990mq); primo piano con 24 camere (doppie, triple e quadruple con servizi interni) da 64 posti letto (990mq); secondo piano, sottotetto deposito (990mq).

La scuola-albergo di 3500mq, con 3000 mq di verde e basolato lavico circostanti, nel 2011 è stata valutata per la vendita 1.864.000 euro ma le varie aste deserte ne hanno comportato una significativa riduzione, così alla prossima partirebbe da un prezzo base di circa 360mila euro e potrebbe essere ceduta con l’offerta minima di 280mila.

Adesso, però, il finale della vicenda diventa paradossale. Questa struttura polivalente a 3 km da Bronte, incastonata fra i parchi dell’Etna e dei Nebrodi, sulle forre laviche del Simeto, se l’acquisisse la Regione Siciliana lo farebbe quasi a un costo simbolico (senza svendita di un bene sostanzialmente pubblico), poiché l’importo versato andrebbe a soddisfare crediti dell’Ircac, ente pubblico «sottoposto alla vigilanza ed alla tutela dell’Assessorato regionale delle Attività produttive». Ma questa è una delle ipotesi, per evitare sperpero di risorse pubbliche, che starebbero già valutando gli uffici della Regione Siciliana.

Infatti, il dottor Adriano Frinchi, consulente dell’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, ha spiegato: «Da me ragguagliato sull’intera vicenda, l’assessore Turano ha già disposto approfondimenti, per verificare la situazione attuale, al fine di poter poi valutare le iniziative più idonee, per la salvaguardia degli interessi pubblici in gioco, da sottoporre all’occorrenza anche alla Giunta di governo e al presidente Nello Musumeci»

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