Come in quel terribile e miracoloso giorno di 90 anni fa, i santalfiesi hanno rinnovato il tradizionale pellegrinaggio a piedi dal santuario dei tre santi martiri Alfio, Cirino e Filadelfo fino alla chiesetta Magazzeni, situata a circa 6 chilometri dal centro abitato di Sant'Alfio.
In testa al corteo, presenti le autorità cittadine, il parroco uscente, don Salvatore Garozzo, il nuovo parroco, don Alessandro Di Stefano e don Orazio Tornabene.
La novità di questa occasione del 90esimo anniversario dello scampato pericolo dall’eruzione del 1928 è stata quella della benedizione dell’antica chiesetta feudale di Magazzeni risalente al 1700 e recentemente restaurata dai proprietari, che si trova nei pressi del piccolo santuario eretto a seguito dello scampato pericolo.
Quest’antica chiesetta (o meglio, oratorio pubblico) era annessa al Feudo della Cerrita per consentire di osservare il precetto della Messa domenicale e festiva ai custodi dei caseggiati, alle guardie forestali, ai lavoratori del feudo ed ai contadini – un tempo molto numerosi – che lavoravano e vivevano nelle zone circostanti.
Il piccolo tempio meta del pellegrinaggio, dove è stata celebrata una Santa Messa molto partecipata, invece, venne eretto nel 1958 come sacro memoriale dello scampato pericolo del paese e delle campagne, dalla eruzione dell’Etna del 3 Novembre 1928. Una tra le più terribili e distruttive del vulcano attivo più grande d'Europa.
È ancora vivo e perpetuato il ricordo di quel giorno, nel quale si aprì una bocca eruttiva la cui lava si incanalò nel torrente dei Magazzeni, che è poi quello che lambisce da nord-est il paese di Sant'Alfio.
La lava che minacciava il paese mise la popolazione in allarme, la folla accorse nella Chiesa Madre invocando l'aiuto di Dio e dei Santi Patroni Alfio Cirino e Filadelfo. Fu così che i più anziani rimasero nella Chiesa a pregare, mentre gli altri partirono in processione verso Magazzeni con le sacre Reliquie dei Santi. Quanti avevano visto il fuoco della lava esortavano la processione a tornare indietro dato l'incombente pericolo, ma il popolo rispondeva “abbiamo con noi i tre Santi e non abbiamo paura”.
Il popolo santalfiese inginocchiato gridava e supplicava “Viva Sant'Alfio”, la lava fece ancora qualche passo avanti e poi si fermò risparmiando frutteti e campi strappati con fatica al vulcano.
Il 4 novembre però si aprì una terza frattura molto più in basso, a quota 1200 m che si incanalò nel letto del torrente Pietrafucile puntando verso l'abitato di Mascali. L'abitato venne raggiunto il 7 novembre e interamente distrutto rimanendo integra solo una piccola porzione periferica, l'odierna frazione di Sant'Antonino. Furono interrotti e coperti alcuni tratti della Ferrovia Circumetnea ( il 6 novembre) e della Messina-Catania e quasi interamente la stazione ferroviaria FS di Mascali (il giorno 11).
La colata si arrestò il 16 novembre dopo aver raggiunta la località di Carrabba alla quota minima di circa 25 m s.l.m. mentre la fuoruscita di lava cessò il 20 novembre.
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