Chiusura all’insegna delle narrazioni intime e del racconto della grande Storia per la terza e ultima giornata del Catania book festival, diretto da Simone Dei Pieri. Tra i protagonisti della giornata ci sono il giornalista Carlo Bonini che incontrerà il pubblico sul tema “L’Isola assassina: la sfida di Daphne al cuore corrotto dell’Europa”, lo scrittore Jonathan Bazzi autore di “Corpi minori” (Mondadori), Paolo Calabresi, attore amatissimo dal pubblico che in queste settimane è in tour letterario con il suo “Tutti gli uomini che non sono” (Salani), le scrittrici Lisa Ginzburg, autrice del saggio-racconto “Jean Moreau” (Giulio Perrone) e Veronica Pivetti, che ha firmato il giallo “Tequila bang bang” (Mondadori) .
Ma il calendario di oggi prevede moltissimi eventi, tutti di qualità, tra i quali la presentazione del saggio “Cesare non deve morire” del docente catanese Orazio Licandro, bellissime letture di narrativa e saggistica, incontri culturali all’insegna dei data, su temi legati a editoria, cinema, social e femminismi e l’incontro con la Sottosegretaria di Stato all’Istruzione, Barbara Floridia.
La giornata di Sabato
“Ad un certo punto sentivo che sarebbe arrivato questo momento. Era il sogno di quando ero più piccola: scrivere questo romanzo...”
Vibrante, sincera, semplice e ancora una volta capace di trasmettere emozioni grazie alle parole. Ha saputo ancora una volta trascinare con sé il pubblico Francesca Michielin, cantante e polistrumentista che sabato sera ha presentato ai lettori siciliani il suo primo romanzo, “Il cuore è un organo” (Mondadori) chiacchierando con la platea del Catania Book Festival. Ad intervistarla, il direttore Simone dei Pieri.
“Questo non è un romanzo autobiografico, ma vi ho messo un sacco di esperienze come persona che vive e osserva la musica da una prospettiva differente. - ha detto Michielin - Ho posto l’ attenzione su tante dinamiche di giovani donne che si occupano di musica”.
L’artista definisce il “pop” , “una sorta di grande spazio dove ognuno può essere se stesso. È interessante pensare che tante cose legate al pop sono in realtà concetti dispregiativi; viene collocato in una sfera di “non abbastanza”, ed è quello che vive la protagonista. Ho scelto il 2005 come periodo storico, anno in cui le artiste dovevano essere “quella cosa lì”. Non potevano scappare da quell’etichetta. Quella ragazza vive questo contrasto. E questo dolore che vive come esperienza positiva per crescere, accettare il dolore come strumento di crescita. Accettare la propria fragilità, accettare il fatto che siamo complessi. Questo è sicuramente il tema del libro. Essere pop è anche essere molto complessi”.
Il giornalista e direttore de “Il Fatto quotidiano”, Peter Gomez, autore di “Mani pulite. La vera storia” (Chiarelettere), intervistato da Claudia Campese ha raccontato che “all'inizio scrivere sui giornali di Mani Pulite era molto difficile. In un primo momento i politici erano dipinti come i cattivi e gli imprenditori come quelli che pagavano il pizzo. La verità però era diversa, pagare conveniva a tutti. Allargare lo stadio di San Siro, per esempio, è costato tre volte rispetto ai lavori in quello di Barcellona. C'era una sproporzione di costi che alla fine hanno pagato i cittadini. Si trattava di un vero e proprio sistema che riguardava ogni appalto e ogni partito. Sapevamo che la corruzione fosse diffusa ma non a quel livello. Prendevano soldi da ogni appalto per finanziarsi le campagne elettorali e non solo. Antonio Di Pietro veniva bersagliato e finì sott'inchiesta”.
Per Caterina Bonvicini, autrice di “Mediterraneo. A bordo delle navi umanitarie” (Einaudi), affiancata da Viviana Di Bartolo, soccorritrice in mare e una delle protagoniste del saggio, “del Mediterraneo se ne parla o solo in modo politico o in termini giornalistici. Il fenomeno del Mediterraneo si capisce soltanto quando si è a bordo di queste navi. Le persone che sono messe a bordo dei gommoni non sanno guidarli.
Ci sono tanti modi per morire, alcuni terribili. Non sappiamo immaginare quanto sia terribile questo viaggio. Noi lo vediamo dai loro corpi. Mi ricordo di questi bambini che avevano delle ustioni in faccia, come degli schizzi. Non abbiamo idea dell’esperienza fisica che fanno.” L’incontro è stato moderato da Francesco Creazzo.
Grande accoglienza anche per la coppia di filosofi ed editori, Maura Gancitano e Andrea Colamedici , autori del saggio “L’alba dei nuovi dei” (da Platone ai Big data)” (Mondadori), intervistati da Lorena Spampinato.
“Siamo figli di una promessa, quella della sicurezza. È chiaro che il modello di vita attuale non è sostenibile; ci sono dei piccoli cambiamenti, ma mai sostanziali. La filosofia nasce da un trauma, da un senso di smarrimento”.
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