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Con “Fai tua la nostra città” l’educazione alla legalità passa dalla riscoperta di Catania

Tra le candelore della Chiesa di San Nicolò L’Arena, percorrendo gli oltre cento metri che separano lo scalone marmoreo d’ingresso dal celebre organo settecentesco dell’altare maggiore, dodici inediti ciceroni hanno accolto centinaia di cittadini e turisti in occasione delle Giornate d’Autunno del Fondo Ambiente Italiano (sabato 15 e domenica 16 ottobre). Sono gli utenti del progetto sperimentale “FAI tua la nostra città”, ideato e realizzato dall’UDEPE (Ufficio Distrettuale Esecuzione penale esterna - Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità), dalla Sezione etnea del FAI e dal Comune etneo.

Mettersi al servizio degli altri, valorizzando il nostro patrimonio monumentale per restituire bellezza alla comunità verso la quale è stato commesso un reato: è questo l’obiettivo del progetto riabilitativo che ha coinvolto persone che hanno ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali e che hanno seguito un lungo percorso formativo etico, culturale, artistico e ambientale. «Crediamo in una giustizia riparativa e rigenerativa: per questo abbiamo voluto riempire questi “provvedimenti” con contenuti risocializzanti e rieducativi – ha sottolineato Antonio Gelardi, direttore UDEPE CT - spesso questi soggetti non hanno avuto modo di coltivare interessi e non conoscono a fondo la città dove vivono: imparare ad essere cittadini attivi e conoscere le proprie radici aiuta certamente a migliorarsi».

Focus su educazione alle legalità, tutela dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico, «il debutto degli utenti quali “guide turistiche” – ha continuato Giacoma Ferrari, funzionaria del servizio sociale UDEPE Catania e referente del progetto - rappresenta l’inizio di quest’attività che continuerà una volta al mese fino a marzo 2023, anche all’interno della cripta di Sant’Euplio». «Un modo per avvicinare ancora una volta i catanesi a ricchezze che vanno con ogni strumento valorizzate e potenziate - come sostenuto da Paolo Di Caro, a capo della direzione Cultura del Comune di Catania guidato dal Commissario Straordinario Federico Portoghese - attraverso la ricostruzione del rapporto tra “identità, territorio, persone” attuiamo uno dei compiti principali delle istituzioni: avvicinare la cittadinanza a questi luoghi, che rappresentano veri e propri scrigni di storia». A parlare di “città come parte di noi” è Maria Licata, capo delegazione FAI del capoluogo etneo: «Catania si riunisce intorno alla sua cultura, alla voglia di raccontarla alle nuove generazioni e non solo. Si tratta di un programma innovativo in cui prima si dà e poi si riceve: occorre conoscere e proteggere ciò che ci appartiene, avendone rispetto e grande cura».

E le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona questa strada di rieducazione, confermano il raggiungimento degli obiettivi prefissati: «Sono stato coinvolto in una vicenda giudiziaria, ma non ho mai perso il mio status di bravo cittadino e amante della città – ha detto Vincenzo Anicito - i formatori FAI ci hanno raccontato Catania meglio di come credevamo di conoscerla, è stato bello poterlo trasferire alla gente». «Mi sono sempre dedicato alla ricerca della bellezza attraverso lo studio: è ciò che mi ha trasmesso mia madre e che ho insegnato ai miei figli – ha commentato Antonio Nicolosi - dobbiamo crescere tutti insieme, per il bene comune». Andrea D’Emanuele ha aggiunto: «Ho ricevuto degli stimoli che hanno suscitato in me un nuovo interesse verso il capoluogo etneo: questo progetto mi ha davvero arricchito».

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