Il cantastorie, Giuseppe Pastorello, ha esordito, davanti a un pubblico attento e partecipe, proponendo con la sua Officina teatro canzone, la storia di Angelo Mangano, un questore della pubblica sicurezza, originario di Giarre, che in Sicilia indagò sulla mafia e in Sardegna contrastò il banditismo, negli anni Sessanta e Settanta, arrestando, tra gli altri, a Corleone, Luciano Liggio e Totò Riina, quando ancora non era il capo dei capi.
Il figlio, omonimo, che ha contribuito alla realizzazione del testo con la documentazione raccolta, è intervenuto e, intervistato dal giornalista Daniele Lo Porto, ha introdotto gli spettatori nel contesto storico della Sicilia di quegli anni, ricordando anche l’attentato del quale fu vittima il padre, che sopravvisse nonostante venne centrato da 6 colpi di pistola, ma che, proprio in conseguenza di quelle ferite, morì molti anni dopo. Lo spettacolo si è articolato tra brani cantati e recitati, con il supporto di video e immagini d’epoca. Applausi per Giuseppe Pastorello (voce, chitarra acustica), Roberto Giannì (pianoforte), Maurizio De Luca (voce recitante), Agnese Firullo (voce), Annalisa Paladino (basso elettrico), Christian Bianca (violino).
Il secondo spettacolo, che sarà proposto il 25 marzo, è incentrato sulla distruzione di Marina di Melilli e sul trasferimento dei suoi abitanti, sacrificati nel nome dell’industrializzazione, a metà degli anni Sessanta. In «Marina, il sogno di mio padre» (liberamente spirata dal libro «Il mio nome è Marina» di Roselina Salemi) si ricorda la triste storia di un borgo di pescatori che si affacciava sul golfo di Targia, di fronte alla bellissima penisola di Thapsos, tra il porto di Augusta e la città di Siracusa. Negli anni '60 in quell'area cominciarono i lavori per costruire il petrolchimico di Priolo-Siracusa, uno dei più grandi poli industriali d'Europa. Il paesaggio cambiò radicalmente. Il paese di Marina di Melilli venne raso al suolo. L'aria divenne irrespirabile, l'acqua del mare avvelenata provocando stragi di pesci. Gli abitanti se ne andarono, tranne una decina di famiglie che non vollero abbandonare le proprie case. Uno di loro guidava la resistenza denunciando gli abusi di aziende senza scrupoli che stavano a poco a poco distruggendo quel pezzo di costa incontaminato dai tempi della Magna Grecia. Si chiamava Salvatore Gurrieri, fu ucciso nel 1992 da due sicari che lo sorpresero nel sonno e lo lasciarono morire, incaprettato, nel bagagliaio della sua auto. I killer furono arrestati e processati, i mandanti sono rimasti ignoti. La paga per quel delitto fu di duecentocinquantamila lire a testa.
Lo spettacolo si sofferma sugli ultimi giorni trascorsi dagli abitanti nelle loro case, descrivendo l’incantevole zona detta «paradiso degli dei», la vita degli abitanti, le mal velate minacce nei confronti di coloro che non volevano andare via, l’abbandono delle case, il travaglio del prete nel non volere seguire le direttive di chi gli chiedeva di lasciare la Chiesa, la baldanza di un onorevole corrotto che anteponeva il progresso alla vita della gente, le confessioni di un criminale e il dolore di una bambina per l’abbattimento della sua casa. E’ un unico messaggio: «Noi torneremo lì, ti rifaremo lì, non avremo la stessa età ma avremo tanta forza in più».
Gli interpreti : Giuseppe Pastorello (voce, chitarra acustica), Roberto Giannì (pianoforte), Maurizio De Luca (voce recitante), Agnese Firullo (voce), Annalisa Paladino (basso elettrico), Christian Bianca (violino).
Lo spettacolo sarà ospitati nella sala di via Caronda , 316, con inizio alle ore 20, atto unico, durata circa 70 minuti. Il costo è di 10 euro. L’incasso dello spettacolo sarà devoluto in beneficenza.
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