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Il presidente dell'Antimafia all'Ars: «Rivedere la legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati»

«Occorre rivedere la legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati verificando i colli di bottiglia sull'assegnazione». Lo ha detto il presidente della commissione Antimafia dell'Ars, Antonello Cracolici, intervenendo al convegno «Sono beni comuni» organizzato a Catania da Auser, Cgil e associazioni.

«Dopo 27 anni - ha spiegato Cracolici - c'è la necessità di fare una sorta di “tagliando”, partendo dal fatto che questa materia non può essere gestita come una pratica amministrativa o burocratica da parte dello Stato. Perché, ad esempio, non pensare a un’assegnazione temporanea per i beni confiscati in attesa di essere destinati? Mai come ora abbiamo bisogno di una legge che parta dalla conoscenza dei problemi sul campo e che ci deve supportare nel dare soluzioni possibili a un contesto complicato ma che va cambiato».

Secondo il presidente della commissione regionale Antimafia, «se vogliamo dare valore all’intuizione di Pio La Torre, dobbiamo avere un’autorità politica che si assuma la responsabilità della gestione e questa non può essere l’agenzia nazionale dei beni confiscati. Occorre ammettere che l’Italia ha la più grande agenzia immobiliare, che è l’agenzia dei beni confiscati, che è però prigioniera del suo sistema burocratico. Dobbiamo rompere l’immobilismo - ha aggiunto Cracolici - e creare maggiore pressione territoriale, attraverso dei comitati, provincia per provincia, che comprendano terzo settore. Comuni e prefetture che conoscano i beni, altrimenti questi muoiono tra le carte burocratiche. C'è infatti il problema delle competenze nella gestione del bene, necessarie per ridare valore alla restituzione sociale, gestione che invece, il più delle volte, appare improvvisata».

Infine, ha concluso l’esponente del Pd, «occorre riformare i criteri di assegnazione attraverso un regolamento uniforme che superi la frammentazione dei regolamenti comunali esistenti. Tutto questo sarebbe più semplice se avessimo come interfaccia una commissione nazionale antimafia che ancora non esiste. Del resto, se questo Paese avesse una tensione alta o quantomeno media sui temi della legalità difficilmente avrebbe potuto pensare (figurarsi proporre o realizzare) una riforma del Codice degli appalti che sostanzialmente capovolge la filosofia degli ultimi 30 anni in materia di contrasto alla lotta alla mafia. Il subappalto a cascata in Sicilia, così come l’affidamento diretto sotto la soglia dei 500 mila euro, avranno effetti devastanti».

A margine dell'incontro, Cracolici ha commentato l'operazione «Fairo» condotta oggi contro lo spaccio di crack a Palermo. «Esprimo plauso e gratitudine ai carabinieri e alla magistratura - ha detto - per l’operazione condotta oggi a Palermo, a Ballarò, contro lo spaccio di stupefacenti. Insieme alla presenza delle forze dell’ordine, è necessario che vi siano tanti operatori di strada pronti a dare una mano a quei ragazzi e a quelle ragazze che scelgono la scorciatoia dello sballo. Occorre stroncare lo spaccio di morte che sta distruggendo la vita di tante famiglie e di tanti ragazzini. Sono impegnato affinché la Regione possa fare la sua parte, sostenendo progetti di impegno sociale per debellare il drammatico fenomeno delle nuove droghe».

 

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