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Castagno dei Cento Cavalli, il sogno infranto dell’area per i turisti - Foto

SANT’ALFIO. Doveva essere un’importante area di intrattenimento e sviluppo ricreativo nell’area del castagno dei Cento Cavalli e nonostante sia stata realizzata solo nel 2014 sembra già una cattedrale nel deserto. È il Parco dell'arte e la “Cavea dei cento cavalli”, che sorge accanto a quello straordinario monumento naturale che è il millenario “Castagno dei cento cavalli”.

Ad oggi la struttura versa in condizioni non idonee al proprio utilizzo e sembra che il sindaco del turistico centro etneo, Giuseppe Maria Nicotra si stia muovendo per verificare la possibilità di effettuare una manutenzione straordinaria per rendere funzionante ed efficiente questa struttura, che nelle intenzioni iniziali sarebbe dovuta divenire un’importante volano di sviluppo per il territorio, con la valorizzazione dell'area del Castagno dei cento cavalli mediante la realizzazione e la promozione di attività culturali legate all'arte e all'architettura contemporanea.

La Cavea 100 cavalli finanziata dalla Comunità europea, tramite la misura del 2013 dell’assessorato dei beni culturali dell’identità culturali della Regione, è stata progettata tramite una partnership del Comune di Sant’Alfio con l’associazione Spazi contemporanei di Giarre, ed è realizzata per intero in legno di castagno, proprio per adattarsi al luogo in cui sorge. Il materiale, però, vista la dovuta stagionatura del legno, presenta evidenti segni di fuoriuscita dal legno del cosiddetto “tannino del legno di castagno”.

L’opera è nata come fase conclusiva del parco dell’arte, della cultura e dell’architettura contemporanea del Comune di Sant’Alfio, in aggiunta al Mace – Museo di Arte Contemporanea Radicamenti – ubicato nei locali dell’ex macello di via Vittorio Emanuele, ma dalla consegna dei lavori, che risale al febbraio 2016 ad oggi, non è mai stata ufficialmente inaugurata.

L’importo a base d’asta dei lavori è stato pari a 261.891 euro – ridotti del 40,51% dalla ditta aggiudicatrice, comprensivo del cofinanziamento del comune di Sant’Alfio di 22.539 euro.

Inoltre, viste le cattive condizioni della stessa opera, la presenza di collegamenti a led evidentemente danneggiati e la presenza di molte tavole in legno rotte, il sindaco Nicotra ha ordinato il divieto assoluto di accesso alla cavea sita di fronte il Castagno dei Cento Cavalli.

Un sogno infranto, almeno per il momento, anche se l’amministrazione comunale non intende mollare perché crede ancora nelle enormi potenzialità del complesso, ubicato in uno dei siti più visitati dall’Etna: il leggendario Castagno dei cento cavalli, su cui storia e leggenda si avvinghiano in racconti originali ed affasciananti.

ll 21 agosto 1745 venne emanato un primo atto dal «Tribunale dell'Ordine del Real Patrimonio di Sicilia» che tutelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli ed il vicino Castagno Nave. Visto il periodo (fine del XVIII secolo) è un atto da annoverare fra i primati della tutela ambientale. Il Castagno nel 2008 è stata riconosciuta anche dall’UNESCO che l’ha nominato “Monumento Messaggero di pace”.

L’albero misura 22 metri di altezza per 22 metri di circonferenza del tronco, databile a più di 2000 anni, oggi esso si presenta composto da tre grandi fusti (precisamente di 13, 20 e 21 metri) ed è considerato come il castagno più grande d’Italia nonché l’albero più antico e più grande d’Europa.

 

Negli ultimi anni, il grande albero ha trovato anche un posto nel libro dei Guinness dei primati come l’albero più grande del mondo (tenendo conto della rilevazione del 1780 da cui si evince una misura di 57,9 m di circonferenza con tutti i rami).

La leggenda racconta che durante una battuta di caccia, in una notte burrascosa, sotto la sua immensa chioma, trovarono riparo la regina Giovanna d’Aragona, per alcuni, o Giovanna d’Angiò, per altri, e tutto il suo seguito composto da cento cavalieri a cavallo. Ovviamente si tratta solo di fantasia popolare anche perché, fonti storiche accertano, la regina Giovanna d’Angiò non venne mai in Sicilia.

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