CATANIA. Giovani donne nigeriane, anche minorenni,reclutate nel loro Paese e sottoposte a un rito 'Juju'. Dopo un lungo viaggio dalla Nigera alla Libia salpavano su gommoni dirette verso l’Italia. Le giovani minorenni erano poi costrette a prostituirsi per fare fronte al debito contratto.
A seguito delle indagine della squadra mobile di Catania sono sei le persone fermate e arrestate: Sandra Johnson,di 24 anni, arrestata a Catania, Friday Igbinosun, di 24 anni, arrestata a Genova, Kelvin Aigbedion, di 25 anni arrestato a Roma, Emmanuel Asewo, di 27 anni arrestato a Catania, Jennifer Ekhator, di 31 anni arrestata a Roma, Faith Owamagbe, di 31 anni arrestata a Genova.
Nei confronti delle prime 5 persone si è proceduto a fermo per il reato di associazione a delinquere finalizzata al reclutamento ed introduzione nel territorio dello Stato di giovani ragazze nigeriane, alcune delle quali minori, al fine di sfruttarne la prostituzione e per il delitto di tratta di persone con l’aggravante della transnazionalità.
Nei confronti di Faith Owamagbe si è proceduto a fermo per il delitto di favoreggiamento della prostituzione minorile aggravato, poichè la donna avrebbe favorito ed organizzato la prostituzione di una giovane minorenne nigeriana già vittima di tratta ad opera dell’associazione investigata.
L’operazione odierna della “Mummy” è frutto di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico coordinata dalla locale Dda e dalla squadra mobile di Catania ( Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione)
Nel mese di settembre del 2015 a seguito di un controllo di polizia eseguito lungo la SS. 417 Catania - Gela di una giovane cittadina nigeriana, “Dorina” (nome di fantasia) risultava essere minorenne. La giovane, su indicazione della Procura della Repubblica per i Minorenni, veniva collocata in una comunità. Doriana dopo un po’ di tempo ha cominciato a raccontare come era arrivata in Italia. La ragazza era partita dalla Nigeria, dopo avere contratto un debito di decine di migliaia di euro con una madame “Mummy”, che l’aveva sottoposta al rito magico-esoterico denominato “JuJu”, in forza del quale in caso di inadempimento degli obblighi assunti, la giovane e i suoi familiari sarebbero stati colpiti da disgrazie di ogni genere.
La ragazza ha dovuto seguite le istruzioni fornite da un “Boga”, responsabile del trasferimento. Doriana inizia il suo lungo viaggio articolato in più tappe dalla Nigeria sino alla Libia. Qui si è fermata per diverse settimane, controllata a vista da persone armate ed, infine, dalle coste libiche si imbarcava a bordo di un gommone per raggiungere la Sicilia nell’agosto del 2015. All’arrivo in Italia la minore veniva collocata in una comunità nel Nord Italia e, grazie al contributo di tutti i sodali operanti in varie parti del territorio, veniva “presa in consegna” e condotta nella città di Catania. Nel capoluogo etneo l’attendeva la sua “madame” (figlia della “Mummy” nigeriana che l’aveva sottoposta al rito “JuJu”), provvedeva ad immetterla immediatamente nel circuito della prostituzione su strada.
Dopo queste dichiarazioni rese dalla giovane sono eseguite le indagini tecniche che hanno consentito di verificare l’esistenza di una vera e propria associazione, ben organizzata sul territorio nazionale, avente base operativa a Catania ma dotata di sedi distaccate anche a Genova e a Roma. L’associazione era diretta e promossa da Sandra Johnson, coadiuvata da Friday Igbinosun, Kelvin Aigbedion, Jennifer Ekhator e Emmanuel Asewo, poteva contare sull’imprescindibile contributo di sodali in Nigeria e Libia, contributo grazie al quale risultava in grado di controllare e seguire il lungo viaggio delle vittime dalla Nigeria alla Libia e dalla Libia verso l’Italia.
All’arrivo in Italia le vittime venivano agevolmente localizzate dall’organizzazione e, grazie all’apporto sinergico dei sodali, venivano “prelevate” dai luoghi ove risultavano collocate dalle autorità italiane e condotte presso i rispettivi sfruttatori: questi ultimi, poi, provvedevano a sottoporle ad un breve tirocinio di una settimana circa al fine di istruirle sull’attività del meretricio che avrebbero dovuto svolgere e i cui proventi avrebbero dovuto integralmente consegnare ai propri aguzzini per adempiere gli obblighi assunti con il rito “JuJu”.
Lo sviluppo dell’attività investigativa consentiva di appurare che l’organizzazione aveva reclutato ed introdotto nel territorio nazionale almeno otto cittadine nigeriane, in parte minorenni, alcune delle quali non ancora identificate, tutte immesse nel circuito della prostituzione su strada.
Le giovani venivano indottrinate sulle dichiarazioni da rendere all’arrivo in Italia, in particolare venivano ammonite a non dichiarare la minore età, venivano, inoltre, avvertite di sottrarsi ai controlli delle forze dell’ordine, dando immediato avviso ai propri sfruttatori dell’eventuale presenza di personale in divisa sui luoghi del meretricio.
In alcuni casi le ragazze venivano attirate in Italia con la falsa promessa di una normale attività lavorativa, in altri casi la destinazione al meretricio è risultata, seppur implicitamente, espressa e nota anche ai parenti delle vittime. In questi casi i componenti dell’associazione, che riuscivano a mantenere tramite i sodali in Nigeria rapporti costanti con i familiari delle ragazze, avevano cura di avvisarli e minacciarli ogni qual volta le giovani opponessero resistenze o non si impegnassero nel meretricio ovvero ancora si dessero alla fuga. In questo modo si assicuravano una pressione costante sulle vittime che venivano esortate dagli stessi parenti ad obbedire ai propri sfruttatori e ad uniformarsi ai loro ordini, temendo la maledizione del “JuJu” cui la vittima era stata a suo tempo sottoposta ovvero temendo essi stessi di esser sottoposti a “JuJu” in sostituzione della parente inadempiente.
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