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Truffa alla Regione Lazio: 4 arresti, coinvolte 7 società di Catania e una fondazione di Agrigento

Grazie a due commercialisti, uno di Catania e l’altro di Frosinone, entrambi sottoposti a indagine, presentati falsi bilanci alla Camera di Commercio e dichiarazioni fraudolente all’Agenzia delle entrate

Quattro arresti nell'ambito dell'indagine della Procura di Catania per cinque truffe ai danni della Regione Lazio che ha portato all'odierna Operazione Backmoney. Le truffe erano state organizzate, secondo quanto fa sapere la guardia di finanza che ha condotto le indagini,  al fine di fare ottenere indebitamente alle società riconducibili agli indagati e aventi oggetto attività nel settore turistico cinque distinte linee di finanziamento a tasso agevolato, per complessivi 250 mila euro, erogati grazie al Fondo Rotativo per il piccolo credito, istituito per sostenere le piccole e medie imprese laziali. L'operazione spazia in tre regioni italiane - Lazio, Sicilia e Lombardia - e in quattro stati europei, oltre all'Italia: Germania, Malta, Svizzera, Regno Unito,

I promotori dell’associazione a delinquere hanno presentato - grazie a due commercialisti, uno di Catania e l’altro di Frosinone, entrambi sottoposti a indagine - falsi bilanci alla Camera di Commercio di Catania e dichiarazioni fraudolente ai fini delle imposte sui redditi all’Agenzia delle entrate per gli anni dal 2014 al 2018.

I finanzieri hanno scoperto anche una truffa nei confronti di privati. «In tale contesto - spiegano le fiamme gialle - i promotori dell’associazione, dopo essersi presentati come referenti di una inesistente fondazione dello Stato Città del Vaticano, palesavano ai soggetti truffati la possibilità di ottenere finanziamenti a fondo perduto, chiedendo il pagamento di un contributo per "spese amministrative", pari a circa 260 mila euro.

Le somme provento delle truffe sono state oggetto di operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio: gli importi, infatti, a cura degli stessi indagati o di altri soggetti a loro vicini, sono stati prima frazionati su diversi conti correnti, intestati a società o fondazioni, e successivamente trasferiti verso altri depositi, anche detenuti all’estero in istituti di credito tedeschi e maltesi.

Le ipotesi di reato formulate sono quelle di associazione a delinquere, truffa nei confronti dello Stato, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. Il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 4 soggetti, il sequestro preventivo cosiddetto "impeditivo" delle quote di sedici tra società e fondazioni, aventi sede a Catania, Roma, Milano e Agrigento, il sequestro a carico degli indagati delle somme disponibili sui conti correnti bancari, quali profitto dei reati contestati, per complessivi 500 mila euro. L'oggetto sociale dichiarato dalle società spazia in attività di diversi settori economici (turistico, socio-assistenziale, consulenza gestionale e servizi, locazione immobiliare, edilizia, commercio all’ingrosso, editoria). Le società con sede a Catania sono sette, altrettante quelle con sede a Roma. Una società a sede a Milano. L'unica fondazione coinvolta ha sede ad Agrigento. I nomi non vengono forniti. Poiché gli indagati hanno disponibilità di rapporti di conto corrente in territorio estero, è stato attivato, per il tramite del Comando generale della guardia di finanza, l’ufficio europeo «Asset recovery office, al fine di dare esecuzione al provvedimento del gip anche alle disponibilità finanziarie e patrimoniali detenute in Germania, Malta, Regno Unito e Svizzera.

 

 

 

 

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