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Medici e ausiliari privati negli ospedali di Catania e provincia: irregolarità, denunciati 3 presidenti di coop

I Nas hanno denunciato il presidente di una cooperativa incaricata di gestire  le attività di assistenza ausiliaria presso il pronto soccorso di un ospedale di Catania. I carabinieri lo hanno ritenuto responsabile di frode contrattuale nelle pubbliche forniture. È stata infatti rilevata la presenza nel turno lavorativo di personale ausiliario in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali stabilite nel disciplinare di gara.

Controlli anche fuori dal capoluogo. Denunciati i presidenti di altre due cooperative private incaricate di fornire personale specializzato a  due ospedali della provincia di Catania. In un caso, presso l’unità operativa complessa di chirurgia generale, è stato rilevato l’impiego di normale personale ausiliario privo del prescritto titolo abilitativo in luogo di figure professionali socio-sanitarie (Oss), e, nell’altro, sempre presso il pronto soccorso,  l’impiego di personale medico privo della specializzazione in medicina e chirurgia di accettazione ed urgenza.

I controlli effettuati a Catania e provincia rientrano in un giro di ispezioni effettuate dai Nas dei carabinieri nelle ultime tre settimane in tutta Italia. Sono state sottoposte a verifica numerose strutture  sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private che sempre più spesso ricorrono a contratti di appalto per trovare medici, infermieri ed operatori sanitari. Le società esterne alle quali si rivolgono sono solitamente cooperative. Obiettivo dei controlli, decisi d’intesa col ministero della Salute, è stato verificare la correttezza delle modalità di reclutamento, i titoli abilitativi e il rispetto dei contratti di lavoro quanto a turni di servizio e di riposo. Le ispezioni sono state effettuate presso 1.934 strutture sanitarie,  monitorando 637 imprese e cooperative private e verificando l’idoneità di oltre 11.600 figure tra  medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%), come operatori socio assistenziali, tecnici di laboratorio e altre figure. In totale, sono state riscontrate irregolarità in 165 posizioni lavorative. I Nas hanno segnalato complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di  strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all’autorità giudiziaria e 122 a quella  amministrativa.

In particolare, in tutta Italia, sono stati deferiti 8 titolari di cooperative, fra i quali i tre di Catania e provincia, per l’ipotesi di reato di frode ed  inadempimento nelle pubbliche forniture, ritenuti responsabili di avere inviato assistenti ausiliari presso ospedali pubblici in numero inferiore rispetto a quello previsto dai contratti con le aziende sanitarie oppure di avere impiegato personale ausiliario privo del titolo abilitativo o medici non specializzati per l’incarico da ricoprire.

È stato accertato, fra l’altro, l’invio di medici con età anagrafica  superiore a quella stabilita contrattualmente - anche sopra i 70 anni - e l’impiego di professionisti non idonei alle esigenze dei reparti ospedalieri presso i quali erano destinati. Alcuni esempi: ad Ostetricia e Ginecologia medici generici non formati per la gestione di  parti cesarei oppure medici da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in  medicina di urgenza. Sono emersi poi diversi casi di esercizio abusivo della professione - 43 operatori, dicono i Nas - in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all’albo e senza il  riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica  preliminare da parte dei responsabili delle cooperative.

In un caso una cooperativa attiva nella provincia di Latina ha fornito a un ospedale, per ricoprire turni di guardia, un medico già in servizio presso un nosocomio pubblico della provincia di Roma in rapporto di esclusività.

Numerose poi le violazioni evidenziate dai Nas circa l’impiego di figure sanitarie esterne, collocate in  attività lavorativa senza l’adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro.  Sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali  che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie.

Il video fornito dai carabinieri contiene immagini dei controlli effettuati in varie strutture italiane

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