CIVITAVECCHIA. E' attraccata a Civitavecchia la nave che ha riportato in Italia la scolaresca in gita a Barcellona, dove nella notte tra domenica e lunedì è morto uno studente caduto dal ponte più alto dell'imbarcazione. I ragazzi, accompagnati dai docenti e dalla vicepreside dell'istituto 'Ettore Majorana' di S.Giovanni La Punta, sono saliti su due pullman che li attendevano all'interno del molo. I giovani, ancora scossi dalla tragedia, hanno evitato telecamere e giornalisti presenti al porto di Civitavecchia. Gli automezzi sono poi ripartiti alla volta della Sicilia.
Hanno ancora la voce rotta dall'emozione gli studenti e i professori. «È una vera tragedia, non ci sono altre parole per commentare quanto è successo - dice uno degli insegnanti scendendo dalla nave appena attraccata nel porto di Civitavecchia -. Sulla dinamica di quella notte ancora non si sa nulla. L'unica certezza, però, è che un ragazzo di soli 15 anni non c'è più».
Abbracci, commozione e sguardi rivolti a terra. È il mesto rientro. Lui non è con loro: il suo corpo è rimasto nella fredda stanza di un obitorio spagnolo per l'autopsia, nel tentativo di ricostruire la causa della tragedia che lascia nel dolore più atroce la famiglia: figlio unico di un insegnante e di un bancario era definito da tutti «un bravissimo ragazzo».
I liceali sfilano in silenzio nel porto di Civitavecchia, al rientro in Italia assieme a 5 mila studenti dopo avere partecipato al festival di letteratura per ragazzi "Amare leggere". Non hanno voglia di parlare e avvisano i giornalisti: «nessun contatto».
Scortati dai professori e dalla preside, Carmela Maccarrone, salgono veloci su due autobus che li portano a casa, in Sicilia, alle pendici dell'Etna, chiedendo di «essere lasciati in pace».
Un clima di grande commozione e tristezza come quello che si è respirato stamattina a scuola. «C'è una cappa pesantissima di silenzio che grava su tutti - osserva la vice preside del liceo, Maria Teresa Rizzo, che era anche l'insegnante di lettere del quindicenne - alunni ed operatori. I ragazzi sono molto provati, distrutti e sentono tutto il peso dell'immensa tragedia che è avvenuta».
Il liceo, che ha circa 900 alunni, oggi è rimasto aperto e l'attività didattica è continuata, perchè, spiega la vice preside, «la routine ci conforta», e aiuta a superare il ricordo e il dolore. La scuola si fermerà giovedì prossimo con un'iniziata per non dimenticare nel campo sportivo di San Giovanni la Punta.
Nel corridoio della scuola, intanto, alcuni ragazzi hanno messo un cuscino di fiori bianchi, e si sono riuniti per «un momento di riflessione». Accanto un biglietto: «Un grande amico, un bravo studente, un figlio amato: resterai sempre tra noi, nei nostri cuori».
Nessuno dei liceali crede all'ipotesi di un gesto volontario: «lo conoscevo da otto anni - dice un ragazzo - e so che non lo avrebbe fatto, me lo hanno confermato anche alcuni dei suoi amici più cari». Qualunque cosa sia accaduta lui «è ancora nei nostri cuori, resta a scuola con noi...» aggiunge un altro. «Oggi è il giorno del silenzio - osserva un altro studente - è giusto ricordarlo così». Una ragazza fotografa lo stato d'animo dei liceali: «siamo tutti scossi e vicini alla famiglia». «Per me - ribadisce la vice preside - è stata una disgrazia. Tutte le congetture sono possibili magari si possono avvicinare più o meno alla verità, ma - è certa la prof. Rizzo - resta una disgrazia...».
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