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Racket in corsia, in sette a giudizio a Catania

Secondo l’accusa, rilanciata dal gup Di Giacomo Barbagallo, alcune società gestivano in esclusiva il controllo del servizio trasporto salme dell’ospedale «Santa Venera»

CATANIA. Accogliendo la richiesta avanzata dal pm Alessandro Sorrentino, ieri pomeriggio il gup Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo ha rinviato a giudizio Giuseppe e Salvatore Costa, Cirino Cannavò, Camillo e Vincenzo Brancato, Stefano Sciuto e Calogero Paolo Polisano rimasti coinvolti nell'operazione Gabbiano messa a termine dalla Procura etnea sul racket del «caro estinto» e il condizionamento su alcuni medici del nosocomio di Acireale.

In modo specifico, secondo la tesi dell'accusa, negli anni 2007 e 2008 sotto la minaccia di attività ritorsive e "avvalendosi della diffusa intimidazione e dell'assoggettamento omertoso del clan Ercolano - Santapaola" due dottori venivano costretti ad effettuare prestazioni, accertamenti diagnostici e di laboratorio senza che i beneficiari avessero prima pagato il ticket. Ma l'attenzione sull'ospedale acese era puntata soprattutto sul controllo del trasporto dei pazienti e delle salme con le ambulanze. Le imposizioni del gruppo avvenivano sugli operatori di associazioni e cooperative che effettuano i servizi. In alcuni casi, invece, venivano chieste somme di denaro per "potere effettuare il trasporto di ammalati o omettere tali prestazioni così procurando a se stessi e agli affiliati del clan Santapaola un ingiusto profitto patrimoniale".

 

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