Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il naufragio provocò 17 morti, il Tribunale di Catania dà l'ergastolo a uno scafista

Le indagini furono condotte dalla squadra mobile di Catania e dalla Marina Militare. In quell'occasione 200 migranti furono salvati e si stimò che altrettanti fossero i dispersi

CATANIA. Condannato all'ergastolo per il naufragio avvenuto il 12 maggio 2014 a 40 miglia dalle coste libiche. È la decisione del Gup di Catania per lo scafista Haj Hammouda Radouan che guidava il barcone colato a pizzo poco più di un anno fa. Furono 17 i cadaveri recuperati in mare, 206 i migranti salvati dalle navi italiane e dai mercantili  dirottati in zona, e probabilmente altre 200 le persone di cui non si saprà mai più nulla se è vero, come dissero i sopravvissuti, che sul barcone erano oltre 400 (numero che successivamente fu ridimensionato dai soccorritori). Il Gup ha anche condannato, ma a 10 anni di reclusione, Hamid Bouchab, l'altro scafista.

Il giudice ha accolto le richieste della Procura, che ha sottolineato l'importanza di una sentenza che «premia la determinazione dell'ufficio del pm nel punire coloro che mettono deliberatamente in pericolo la vita dei migranti e  che giunge ad appena un anno dai fatti, dopo indagini complesse (condotte dalla squadra mobile di Catania e dalla Marina Militare, ndr) sul piano tecnico e della qualificazione giuridica dei fatti».

La Procura ricorda, infine, come «col fermo degli imputati si affermò per la prima volta la sussistenza della  giurisdizione italiana anche per i fatti di naufragio e di omicidio commessi in alto mare, in acque internazionali». Il naufragio avvenne ad almeno 100 miglia a sud di Lampedusa e la procura etnea, diretta da Giovanni Salvi, ebbe competenza sull'accaduto perchè Catania fu il luogo dove arrivarono i cadaveri e i sopravvissuti, a bordo della nave Grecale.    Tra i 17 morti che trovarono una sepoltura, 12 donne e 2 bambini, di cui una di pochi mesi. Il barcone affondò dopo avere imbarcato acqua e per lo spostamento di tutte le persone a bordo per evitare di cadere in mare. Una dinamica molto frequente nei naufragi avvenuti nel Mediterraneo. Poco prima che il natante imbarcasse acqua si era fermato il motore, come dissero i sopravvissuti agli investigatori.

Fu il comandante della Grecale, Stefano Frumento, che una volta in porto disse che nel viaggio verso Catania erano state identificate due persone sospettate di essere gli scafisti. L'inchiesta della procura, con le ipotesi di naufragio colposo e  omicidio colposo plurimo, oggi ha portato alle due condanne esemplari.

Caricamento commenti

Commenta la notizia