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Naufragio di donne nel canale di Sicilia: fermati due presunti scafisti

CATANIA. Sono stati individuati e fermati i due presunti scafisti del gommone carico di migranti che ha fatto naufragio ieri nel Canale di Sicilia, provocando la morte di 10 donne. Sono un senegalese e un gambiano.

Il provvedimento della Procura distrettuale di Catania è stato eseguito da polizia di Stato, squadra mobile e guardia di finanza del comando provinciale. Le indagini sono state accelerate con l'invio di investigatori sul nave Diciotti la notte scorsa mentre era ancora in navigazione verso Catania.

«Quando siamo intervenuti il gommone era collassato, i tubolari si erano stretti e non c'era più spazio all'interno. I nostri uomini hanno operato in una situazione particolarmente delicata sia per le pessime
condizioni del mare, sia dal punto di vista psicologico. Quelle donne erano ad un passo dalla salvezza, perderle è stata la cosa peggiore...».

Lo ha detto il capitano di fregata Gianluca D'Agostino, comandante della nave Diciotti della Guardia Costiera, giunta a Catania con a bordo i corpi di 10 donne. I superstiti, che sono sulla nave assieme ad altri migranti soccorsi, sono 108.

«Se il gommone fosse affondato anche i miei uomini sarebbero 'scesi" insieme ai migranti. I ragazzi sono stati decisamente molto coraggiosi e sono molto orgoglioso di come hanno operato e reagito», ha aggiunto D'Agostino, incontrando i giornalisti a Catania.

«Si sono trovati in mezzo a cadaveri che galleggiavano - spiega - e si sono buttati prima sui corpi di quelli che soltanto dopo abbiamo scoperto erano già morti. Con il personale del Cisom che abbiamo a bordo abbiamo cercato di rianimare tutti quelli che tiravamo su, ma non ci siamo riusciti». Sono 108 i superstiti del naufragio.

«Abbiamo avuto contro non soltanto il tempo - sottolinea il comandante di nave Diciotti - ma anche il mare grosso che ha ostacolato la ricerca». Il problema più grave le condizioni del gommone che aveva il 'pavimento" spaccato rendendo «le operazioni di soccorso difficilissime».

Tanto che, osserva il capitano di fregata D'Agostino, «ci eravamo preparati a una tragedia di proporzioni decisamente superiori rispetto a quella che poi abbiamo affrontato» anche se «sempre di tragedia si parla visto che sono morte 10 giovane donne, ma è stata contenuta nei numeri».

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