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Concorsi truccati, terremoto all'università di Catania: rettore e professori sospesi, i nomi

Terremoto all'Università di Catania. Rettore, prorettore e 8 professori avevano creato una vera e propria associazione a delinquere che alterava i risultati dei concorsi. Sono ben 27 quelli risultati "falsati" dall'indagine della Digos che si è protratta da giugno 2016 a marzo 2018, e che ha portato alla sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio emessa dal gip del Tribunale di Catania.

I 27 concorsi truccati hanno riguardato 17 per professore ordinario, 4 per professore associato e 6 per ricercatore.

A capo dell'organizzazione c'era il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile e il promotore era il suo predecessore (fino al luglio del 2016) Giacomo Pignataro.

I reati riguardano il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca; l’assunzione del personale tecnico-amministrativo; la composizione degli organi statutari dell’Ateneo (Consiglio d’Amministrazione, Nucleo di Valutazione, Collegio di Disciplina); l’assunzione e la progressione in carriera dei docenti universitari.

Quest'ultimo reato riguarda non solo l’Università di Catania ma anche altri Atenei italiani, i cui docenti, nel momento in cui sono stati selezionati per fare parte delle commissioni esaminatrici, come fa sapere la Digos "si sono sempre preoccupati di ‘non interferire’ sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente favorendo il candidato interno che risultava prevalere anche nei casi in cui non fosse meritevole".

Per il gip sono 40, in tutto, gli indagati coinvolti nella richiesta cautelare. Dalle indagini è emersa l'esistenza di un vero e proprio "codice" di comportamento secondo il quale gli esiti dei concorsi dovevano essere predeterminati dai docenti interessati. Nessuno spazio, dunque, a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo poteva essere presentato contro le decisioni degli organi statutari.

Il "codice" prevedeva anche sanzioni: le violazioni venivano punite con ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico.

L'organizzazione, inoltre, raccomandava di “non parlare” telefonicamente e di effettuare preventive “bonifiche” degli Uffici pubblici onde evitare possibili indagini nei loro confronti.

I sospesi sono: Francesco Basile, 64enne, Rettore dell’Università di Catania; Giacomo Pignataro, 56enne, ex  Rettore dell’Università di Catania; Giancarlo Magnano San Lio, 56enne, Prorettore dell’Università di Catania; Giuseppe Barone, 72enne, ex Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania; Michela Maria Bernadetta Cavallaro, 57enne, Direttore del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania; Filippo Drago, 65enne, Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania; Giovanni Gallo, 57enne, Direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania; Carmelo Giovanni Monaco, 58enne, Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania; Roberto Pennisi, 59enne, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania; Giuseppe Sessa, 56enne, Presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina dell’Università di Catania.

Sono tutti ritenuti responsabili di associazione a delinquere e, a vario titolo, di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d’ufficio e truffa aggravata.

 

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