Attesa per oggi la pronuncia del Tar etneo sulla richiesta di sospensione delle elezioni del rettore dell’Università di Catania, a seguito del ricorso presentato dai professori Lucio Maggio e Attilio Luigi Maria Toscano il 19 agosto scorso, che ne ritengono illegittima la convocazione.
A sostegno delle legittimità della chiamata alle urne, invece, dopo l’elezione del neo rettore Francesco Priolo, si sono costituiti in giudizio 48 professori.
Il presidente della Prima sezione, Pancrazio Maria Savasta, il 22 agosto, alla vigilia della prima data delle elezioni, senza entrare nel merito del ricorso, non ha ravvisato l’urgenza per l’emissione d’un provvedimento cautelare monocratico e ne ha rinviato la trattazione all’odierna camera di consiglio, per una decisione collegiale.
Nel frattempo, nella seconda giornata di votazioni del 26 agosto il professore Francesco Priolo è stato eletto rettore dell’Università di Catania, ma ancora si è in attesa del decreto di nomina del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Gli occhi del mondo accademico, di quello politico e di quello sindacale, non solo di Catania, sono puntati su via Istituto Sacro Cuore, per conoscere la decisione che prenderanno oggi i giudici amministrativi sul ricorso presentato dai due ricercatori-elettori, secondo i quali il decreto di indizione delle elezioni del decano degli ordinari catanesi, Vincenzo Di Cataldo, dopo le dimissioni dell’ex rettore Francesco Basile rimasto coinvolto nell’inchiesta «Università bandita», non sarebbe legittimo.
Primo caso in Italia, secondo esperti della materia, il principale rebus, che il Tar è chiamato a risolvere, riguarda la vigenza o l’abrogazione dell’articolo 2 del decreto legislativo luogotenenziale 264 del 1944 (a seguito dell’entrata in vigore della legge Gelmini 240/2010), norma, tra le altre, su cui si fonda l'avvio del procedimento elettorale decretato del decano.
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