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Contrae l’epatite dopo una trasfusione: risarcimento danni per marito e moglie

Tutto nasce nel lontano 1981, quando una ragazza di appena 22 anni si sottopone ad una trasfusione presso una struttura ospedaliera del Catanese.  Ignara che quella sacca di sangue fosse infetta, contrae l’HCV. Passano gli anni e la giovane donna non accusa nessun malessere fino al 2003 quando la malattia inizia a progredire ed il suo corpo comincia ad accusare alcuni sintomi. La giovane non sapendo di avere l’epatite si sottopone a diversi controlli diagnostici. Solo nel 2012 le viene diagnosticata l’epatite C, riconducibile a quella trasfusione di sangue a cui la donna si era sottoposta 39 anni fa.

Da quel giorno, per otto lunghi anni, la donna inizia a stare male non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Lo stato di salute e la scoperta di avere l’epatite C condiziona negativamente anche la vita di coppia a tal punto che il rapporto con il marito viene fortemente compromesso.

La coppia decide dunque di rivolgersi allo studio dell’Avvocato Silvio Vignera, specializzato in danni causati dalla malasanità. L’avvocato Vignera intraprende una veloce ed efficace azione legale per il risarcimento dei danni non solo nei confronti della vittima, ma per entrambi i coniugi.

Recentemente il Tribunale di Catania ha emanato una sentenza, stabilendo che anche il coniuge, in questa tipologia di casi, patisce  "un significativo condizionamento della vita di coppia, rilevante sul piano del danno non patrimoniale subito dal congiunto in proprio” e disponendo, a favore del coniuge del danneggiato, un risarcimento danni.

Il Ministero della Salute, ritenuto responsabile dal Tribunale di Catania, dovrà dunque risarcire sia la vittima che il marito per quella trasfusione infetta.

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