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Dall'Etna una nube eruttiva alta 10 chilometri, paura per due bambine

Pioggià di cenere e lapilli sui paesi etnei, ma anche sull’autostrada Catania-Messina, su Taormina e anche in provincia di Reggio Calabria. E’ l’effetto dell’ultimo parossismo del vulcano attivo più alto d’Europa che ha interessato, ancora una volta, il cratere di Sud-Est con una fontana di lava alta 800 metri e violenti boati, e l’emissione di un’intensa nube eruttiva alta 10 chilometri dal livello del mare. Paura per due bambine che si sono perse e sono state poi ritrovate.

Materiale piroclastico, compreso delle piccole pietre laviche, è precipitato copioso soprattutto nella fascia nord-est del versante dell’Etna. A Taormina il fenomeno ha incuriosito i turisti che hanno girato video e scattato foto e selfie. Ma si sono registrati disagi e rallentamenti nel traffico viario, soprattutto sulla A18 e nei tanti paesi coinvolti nel Catanese e nel Messinese perché il vento ha sospinto la nube eruttiva in direzione Nord-Est, facendole anche attraversare lo Stretto. Causa di tutto la forte energia sprigionata dal 52esimo parossismo dell’Etna dal febbraio scorso, durato diverse ore, che è stato uno dei più intensi degli ultimi anni.

Vulcanologi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Osservatorio etneo, hanno compiuto un sopralluogo sul vulcano notando che il cono del cratere di Sud-Est ha subito dei cambiamenti morfologici significativi durante questo parossismo. Mentre la parte sommitale sembra essere cresciuta ulteriormente in altezza, il fianco sud-orientale è ora tagliato dalla profonda nicchia dalla quale appunto sono partiti i flussi piroclastici e la colata di lava che hanno raggiunto quota 2.300 metri nella valle del Bove.

Durante la fase acuta l’Ingv ha emesso un avviso (Vona) rosso per l’aeronautica, ma l’aeroporto internazionale di Catania è rimasto sempre operativo.

Paura sull’Etna anche per la temporanea scomparsa di due bambine tedesche di 8 e 10 anni che si erano staccate dal gruppo di turisti con cui stavano facendo un’escursione nella zona del Rifugio Citelli che era stato costretto a tornare indietro a causa del parossismo e della caduta di lapilli che ha interessato la zona. A metterle in salvo degli operai della forestale che le hanno incontrate su un sentiero. Sono stati poi i volontari del Soccorso alpino e speleologico siciliano a riportarle dai genitori. Alle ricerche hanno partecipato anche militari della guardia di finanza di Nicolosi.

La nuova eruzione allarma la Coldiretti che parla di «ritorno dell’incubo Etna nelle campagne siciliane con la ripresa delle attività che fa salire a otto mesi il ‘contò delle emissioni di cenere che sino ad oggi hanno causato danni alle coltivazioni ai quali si aggiungono i disagi per chi è costretto alla pulizia straordinaria delle canalette di scolo, o alle pulizia delle strade rurali». Coldiretti chiede «un nuovo sistema di interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc» a fronte di «una emergenza continua, una vera e propria calamità quotidiana». «Per pulire le strutture e le coltivazioni - spiega Coldiretti - serve tempo, acqua e quindi l’impiego massiccio di manodopera con costi insostenibili».

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