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Opere poco sicure al porto di Riposto, la cresta nelle forniture: sei misure cautelari. Ecco i nomi

Disposta la sospensione delle attività per un dirigente della Regione, un ingegnere di Messina e quattro imprenditori edili, di Catania, Brolo, Agrigento e Naro

Il gip di Catania ha disposto misure cautelari nei confronti di 6 persone fra pubblici funzionari e imprenditori. Sono indagati per frode nelle pubbliche forniture, in relazione a lavori inerenti delle opere per la protezione dello specchio di mare del primo bacino del porto turistico di Riposto. Queste opere, dice la guardia di finanza, che ha eseguito il provvedimento del giudice e che conduce le indagini, sono state realizzate in modo difforme rispetto a quanto previsto nel progetto, «con una conseguenziale diminuzione della sicurezza delle opere costruite e un indebito profitto per l’impresa derivante da un consistente risparmio di spesa pari a circa la metà della somma stanziata».

Le misure interdittive, eseguite dalle fiamme gialle di Catania, sono state emesse nei confronti di sei persone: Francesco D’Amore, dipendente pubblico (funzionario direttivo) del Servizio 8 (Infrastrutture marittime e portuali) del Dipartimento delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione Siciliana; Antonino Sutera, ingegnere di Messina; Francesco e Calogero Palilla, Pietro Condipodero Marchetta e Michele Giuffrida, imprenditori di punti diversi dell'Isola (Catania, Agrigento, Naro e Brolo), tutti operanti nel settore delle costruzioni edili.

Le indagini, svolte dai militari della compagnia della guardia di finanza di Riposto, hanno riguardato un appalto di lavori eseguiti tra settembre 2019 e maggio 2020, relativi alle opere complementari per la protezione dello specchio acqueo del primo bacino del porto di Riposto, per un valore di circa un milione di euro. Dalle investigazioni sono emerse irregolarità nella realizzazione di una scogliera finalizzata alla mitigazione del moto ondoso all’interno del primo bacino del porto di Riposto. La barriera sarebbe stata realizzata in modo difforme dalle previsioni del capitolato. I lavori sarebbero stati realizzati con modalità grossolane, con materiali di qualità inferiore e senza utilizzo degli strumenti previsti per l'esecuzione a regola d’arte.

Nel dettaglio, il frangiflutti sarebbe stato realizzato con l’utilizzo di massi di peso e categoria diversa e inferiore rispetto a quella prevista. Le attività di indagine, inoltre, avrebbero fatto emergere numerose irregolarità che la guardia di finanza elenca in questo modo: la mancata pesatura dei massi da collocare nel fondale; il mancato utilizzo di idonei mezzi meccanici terrestri e navali idonei alla selezione ed al corretto posizionamento dei massi medesimi; il posizionamento di alcune boe di segnalazione difformi rispetto alle caratteristiche qualitative dal capitolato d’appalto; irregolarità per quel che concerne la manodopera impiegata; l’omessa vigilanza sulla corretta realizzazione delle opere da parte del direttore dei lavori, dell’ispettore di cantiere e del responsabile unico del procedimento.

Tali difformità, come si è anticipato, avrebbero comportato una significativa riduzione degli standard di sicurezza del porto di Riposto. In conseguenza di tali attività investigative e degli elementi acquisiti nell’attuale stato del procedimento, in cui non è stato ancora instaurato il contradittorio con le parti, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Procura, ha disposto le seguenti misure cautelari: sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio da lui svolto per la durata di dodici mesi, con interdizione temporanea di tutte le attività ad esso inerenti, per il funzionario direttivo del Dipartimento delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione Siciliana; divieto di contrattare con la pubblica amministrazione e divieto di esercitare la sua professione per la durata di dodici mesi, con interdizione di tutte le attività ad essa inerenti, per l'ingegnere di Messina; divieto di contrarre con la pubblica amministrazione e divieto di esercitare attività d'impresa e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, con interdizione delle attività ad esse inerenti, per la durata di dodici mesi, per quattro imprenditori di Catania, Agrigento, Naro e Brolo.

 

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