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La bimba uccisa, il vescovo di Catania: «Dobbiamo chiederci dove iniziano tragedie così...»

Fiori e disegni lasciati davanti all'abitazione di Elena Del Pozzo

«Facciamo silenzio e rispettiamo il dolore»: Lo afferma l’arcivescovo metropolita di Catania, monsignor Luigi Renna, nella sua omelia della messa celebrata oggi, 15 giugno, alla chiesa San Vito di Mascalucia. «Guardiamo con grande senso di responsabilità a quello che può accadere a chiunque, in circostanze estreme. Guardiamo con grande senso di responsabilità a quello che può accadere a chiunque, in circostanze estreme. Ci permettiamo solo di aggiungere al silenzio un invito, quello ad usare misericordia. La vendetta non può riportare in vita la piccola Elena. I sentimenti, pur comprensibili, di rabbia e di astio, non daranno pace a nessuno», ha detto il vescovo.

Per monsignor Renna, «non è una morte qualunque quella della piccola e ci interroga su circostanze e responsabilità. Ma noi vogliamo essere profondamente umani e cristiani e quindi non vogliamo entrate nella coscienza delle persone e nella situazione di una famiglia che oggi ha diritto al silenzio e alla discrezione. Ogni giudizio rischierebbe di tralasciare qualcosa di quello che può accadere in quell'abisso che è il cuore umano, che quando vive la solitudine e drammi che non trovano nessun ascolto e sostegno, diventa come la lava incandescente che vediamo eruttare dal nostro vulcano».

«Vorrei che nessuno dimenticasse - aggiunge l’arcivescovo metropolita di Catania - che in un bambino c'è sempre uno sguardo innocente e fiducioso che non fa mai la differenza, anche con chi gli ha fatto del male. I bambini sono fragili proprio perché sono così. Questa morte, infine, ci interroga come comunità cristiana e civile, perché quando si consuma una tragedia tutti dobbiamo chiederci quale è il suo punto di inizio, cosa è mancato alla persona e alla società in cui la persona vive».

«Questa storia - conclude monsignor Renna - diventi per noi occasione per far crescere nelle nostre comunità il senso della solidarietà, il rifiuto di ogni forma di giudizio discriminante, l'organizzazione di strutture e percorsi che diano speranza a tutti».

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