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A Riposto comunione negata a una donna disabile, il parroco: «Un malinteso, andrò io di persona»

La vicenda riguarda il parroco della chiesa Maria Santissima del Carmelo, don Daniele Raciti. Il figlio della signora ha denunciato l'accaduto al vescovo di Acireale e alla Santa Sede

Comunione negata a una donna disabile ma forse è stato solo un malinteso. La vicenda riguarda il parroco della chiesa Maria Santissima del Carmelo di Riposto, don Daniele Raciti (nella foto con Papa Francesco) che avrebbe negato alla signora la somministrazione dell'eucaristia, con la conseguente denuncia dell'accaduto da parte del figlio al vescovo di Acireale e alla Santa Sede.

Il 7 aprile scorso, secondo quanto raccontato da Maurizio Buscemi Bongiorno, la cui madre è affetta da anni da una grave disabilità psichica «il parroco ha negato la comunione a mia madre, senza alcuna motivazione plausibile. Come accade nei giorni in cui col ministro straordinario stabiliamo di portare la comunione a mia madre, attendiamo con gioia questo momento. Mia mamma, nonostante le condizioni in cui si trova, sa che è il giorno in cui arriva il Signore. Accendiamo le candele, per lei è come rivivere la sua Prima Comunione. Invece la domenica della Divina Misericordia la nostra attesa è stata delusa. Il ministro straordinario, che da anni porta la comunione a mia madre, mi ha riferito che il parroco, don Daniele Raciti, lo aveva espressamente proibito. È stata una grande delusione, soprattutto per mia madre, che si è palesemente afflitta».

Per Maurizio Buscemi Bongiorno si tratta di un atto che non trova alcuna giustificazione. Un rifiuto immotivato che è stato prontamente segnalato alle alte gerarchie ecclesiastiche: «Anche Papa Benedetto XVI, nel 2007, aveva esortato il clero ad "assicurare la comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati". Ho subito informato il vescovo di Acireale, dal quale mi sarei aspettato un immediato intervento, e ho presentato la vicenda alla Santa Sede, scrivendo anche al Papa. Negare la comunione a un ammalato è un atto gravissimo e niente può giustificarlo. La cura pastorale degli infermi è il cuore della Chiesa e la missione privilegiata di ogni parroco. Tutti i parroci che conosco hanno grandissima attenzione per i malati loro affidati. Negare la comunione a un malato significa ferire il cuore della Chiesa perché il malato è Gesù stesso».

Il parroco, che si trova fuori sede per motivi personali, ha già sentito il vescovo e chiarisce: «Nessuna negazione, nessuna proibizione, nessun rifiuto. Ho solamente detto al ministro straordinario, che peraltro non è un ministro istituito, ma da me nominato volta per volta "ad actum", che sarei andato di persona dalla signora appena possibile, come peraltro ho fatto in passato. È assolutamente giusto non negare ad alcuno la Santa Comunione, ma è altrettanto giusto da parte del parroco visitare personalmente gli ammalati ascoltarli e confortarli con la Parola di Dio prima di comunicarlo con la Santa Eucarestia. Il ministro straordinario, appunto perché "straordinario della distribuzione dell'eucaristia", è un valido aiuto per alimentare lo spirito con cui assolvere questo servizio ecclesiale. L'attuale situazione della Chiesa, le esigenze pastorali, la carità apostolica verso gli anziani e gli ammalati e soprattutto una più profonda coscienza del mistero della Chiesa con i suoi carismi e i suoi ministeri, che ha per centro vivo l'eucaristia, rende necessaria talora questa figura, ma non può sostituire la funzione profonda del sacerdote. Resto qui sempre al servizio della Comunità, con passione e umiltà».

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