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L'Oscar della musica classica al Teatro Bellini di Catania per l'opera «Il Pirata»

Fabrizio Maria Carminati, direttore d'orchestra dell'opera «Il Pirata»

Due anni fa, nel momento più buio per i teatri, costretti a chiudere dalla pandemia, il Bellini di Catania decise di incidere senza pubblico una delle opere più difficili che esistano, Il Pirata di Vincenzo Bellini. Oggi quella realizzazione ha permesso al teatro catanese di iscrivere per la prima volta il suo nome nell’albo d’oro degli Icma, gli International Classical Music Awards, gli Oscar della musica classica, sezione opera.

La scelta coraggiosa del direttore artistico del Bellini, Fabrizio Maria Carminati, che ha diretto l’orchestra e il coro, è stata esaltata da un cast eccezionale, a partire dal soprano lettone Marina Rebeka (Imogene), dal tenore messicano Javier Camarena (Gualtiero, il protagonista) e dal baritono Franco Vassallo. «Il Pirata - spiega Carminati - viene messo in scena raramente e di solito in forma ridotta per la sua difficoltà. Il tenore è chiamato a dei sovracuti mirabolanti, il soprano ad una serie di duetti e arie che rendono la partitura molto pesante. E il quadro finale è di una complessità senza pari». Marina Rebeka conferma che si tratta di «un’opera lunghissima e complicata. La bellezza di questo progetto è stata proprio la ricerca musicologica. Abbiamo dovuto provare più volte per arrivare a un’esecuzione perfetta». È andata talmente bene che la giuria degli Icma, formata dai critici musicali di venti prestigiose testate di tutta Europa, l’ha scelta, grazie anche, si può leggere sul sito degli Awards, alle «buone esibizioni dell'orchestra e del coro del Teatro Massimo Bellini».

«Sapevo di potere contare sull’orchestra - continua Carminati - per un’opera da incidere in versione integrale, come Bellini l'ha pensata. I professori danno la loro disponibilità sempre e comunque, ma nel caso di Bellini c’è un istinto atavico che li porta a superarsi. E il coro non è da meno. Abbiamo inciso tre cd che oggi sono un documento di studio».

È un riconoscimento alla voglia di eccellere di un teatro che nelle difficoltà si esalta, «un miracolo vivente - sottolinea il direttore artistico - che ha mantenuto sempre altissimo il livello artistico e non ha mai mollato anche negli anni bui pre-pandemia». Forse è il destino di Catania quello di trovare negli ostacoli il suo punto di forza. «Non a caso il colore della lava e del vulcano è il nero ed è ciò che amo di più di Catania», dice Carminati, che dirige il teatro da due anni, praticamente ha cominciato con Il Pirata ed è stato un inizio con il botto. «Devo ringraziare il sovrintendente, Giovanni Cultrera di Montesano, che è un musicista affermato - aggiunge Carminati - e che come me ama dare sempre un taglio artistico a tutte le decisioni, anche quelle di natura burocratica. Giusto così, perché il Teatro è e deve restare la Casa della musica, dell'arte e della bellezza».

Lo conferma lo stesso Cultrera, «fiero e orgoglioso - dice - di avere raggiunto un risultato così prestigioso con una produzione complessa e molto impegnativa, per la realizzazione della quale ringrazio il personale artistico, tecnico e amministrativo di questa grandiosa realtà che è il Teatro Massimo Bellini». Fra un mese il sovrintendente e il direttore artistico andranno a ritirare il premio alla Philharmonie di Lussemburgo, dove, il 21 aprile, in occasione della cerimonia di consegna degli Awards, è anche in programma il concerto di gala della Filarmonica del Lussemburgo. Una vetrina d’eccezione per il Teatro Bellini.

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