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Catania, scoppia la protesta sui buoni spesa: "Non possiamo più attendere"

Protesta il comitato Reddito-Casa-Lavoro sotto gli uffici dell’assessorato ai Servizi sociali di Catania. "Non possiamo più attendere", questo hanno scritto i manifestanti sui loro cartelli a proposito dell'assegnazione dei buoni spesa.

A scatenare la polemica la comparsa, nella graduatoria dei richiedenti, degli "idonei non beneficiari". Le loro richieste si basano principalmente sulla modifica di gestione dei fondi destinati ai buoni spesa:

1) Riaprire la possibilità di fare richiesta ma soprattutto dare la possibilità di ripetere l’operazione a tutti coloro i quali risultano esclusi. "Parliamo di migliaia di persone, per errori o discordanze nella compilazione della domanda - dicono dal comitato -. Avevamo segnalato per tempo l’eccessiva complessità del modello online, non supportato da un sufficiente centralino in grado di sciogliere, per tempo, i dubbi di tantissimi. Ad oggi che esiste un elenco pubblico, sarà più semplice per i servizi sociali riaprire le domande e collocare le nuove richieste in graduatoria", sottolineano.

2) Allargare il requisito non solo ai residenti ma agli abitanti effettivi della città di Catania. "Il nostro ordinamento prevede una netta distinzione tra residenza e domicilio, non capiamo perché non venga presa in considerazione dal Comune. A causa di questa scelta - dicono - sono ad esempio esclusi praticamente tutti gli studenti fuori sede, che non è assolutamente detto abbiano una famiglia facoltosa alle spalle, e i migranti".

3) Utilizzare i fondi stanziati dal presidente Musumeci per coprire le decine di migliaia di persone escluse. "Con i 6 milioni già arrivati a Catania dalla Regione coprire chi è risultato idoneo ma è stato messo in secondo piano e con i 200 milioni approvati dalla finanziaria all’Ars per l’assessorato alla Famiglia e le politiche sociali allargare prima possibile la platea e rifinanziare l’erogazione per i mesi successivi", affermano.

4) Adottare la misura del buono spesa come stabile e reiterabile perché "non si parla più solo di di una “emergenza” ma di una condizione sociale che andrà avanti per non sappiamo bene ancora quanto".

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