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Recovery Fund, il sindaco di Bronte rilancia: "La Regione realizzi il lago di Bolo"

"Col Recovery fund la Regione Siciliana realizzi a Bronte il lago di Bolo, sui Nebrodi, al confine con Cesarò, San Teodoro e Troina. Ciò significherebbe: creare nuovi posti di lavoro, avere più acqua potabile e energia pulita, altri 20 mila ettari di terreni irrigui, prevenire straripamenti del Simeto e dissesti idrogeologici, fare sviluppo turistico". Si parla di un investimento intorno ai 300 milioni di euro.

A rilanciare l’invaso sul fiume Troina, affluente del Simeto, è il sindaco di Bronte, Pino Firrarello, che spiega: "Domani ufficializzerò la proposta, al presidente Nello Musumeci, alla sua Giunta e all’Assemblea regionale, e ne parlerò con i sindaci interessati che, per l’emergenza coronavirus e l’imminente scadenza di presentazione dei progetti entro martedì, non ho fatto in tempo a contattare. L’importanza strategica di questa opera, il cui progetto si trova all’ex Consorzio di bonifica di Catania, l’avevo già illustrata a Musumeci, prima che diventassi sindaco".

Parlando di numeri, Firrarello aggiunge: "Secondo una prima stima, realizzare quest’infrastruttura costerebbe sui 250-300 milioni di euro e invaserebbe 95 milioni di metri cubi d’acqua (oltre tre volte il lago di Ancipa), sfruttabili per fini sia idroelettrici sia potabili, irrigui e industriali fino a tutta la piana Catania. Poiché ci troviamo a oltre 600 metri di altezza avverrebbe tutto per caduta, senza costi di sollevamento dell’acqua. Fra gli altri, a ciò si aggiungano i benefici dalla raccolta e riutilizzo delle acque riversate dal lago di Ancipa, l’attenuazione delle esondazioni del Simeto e del dissesto idrogeologico, che eviterebbe danni a territorio, agricoltura e zootecnia. Insomma – conclude Firrarello – un’opera importante, in termini di sviluppo socio-economico e anche turistico".

La costruzione della diga, ossia lo sbarramento, è prevista sul fiume Troina, sotto il castello di Bolo nella relativa stretta (Serravalle), non con il muraglione di cemento armato ma con uno sbarramento naturale in materiale basaltico (cosiddetto “rockfill”), come quello della più piccola diga di Sciaguana a Catenanuova (Enna). Se l’utilizzo del Recovery fund legittimamente s’invoca per costruire acquari (uno a Messina, ma c’è già chi reclama quelli per Enna e Catania), un’opera come il lago di Bolo, utile a questa parte della Sicilia contro la carenza idrica e per la regolazione delle acque del Simeto, d’aiuto per agricoltura, zootecnia, energia green e turismo, qualche valutazione indubbiamente la merita. La parola passa al presidente della Regione, alla Giunta e all’Ars.

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