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A Catania l'Opera diocesana assistenza a rischio paralisi, i sindacati: «Intervenga monsignore Renna»

oda

«L’Opera diocesana assistenza (Oda) è in arretrato di sei mensilità con i propri dipendenti, che peraltro sono sempre meno. Così rischia la paralisi. Siamo allarmati per gli oltre 300 lavoratori che assicurano oltre 1.500 prestazioni annue a centinaia di assistiti, moltissimi dei quali in condizioni di sempre maggiore fragilità e disagio insieme con le loro famiglie». Lo affermano in una nota i segretari generali di Cgil-Cisl-Uil Catania Carmelo De Caudo, Maurizio Attanasio ed Enza Meli e di Fp Cgil-Cisl Fp-Uil Fpl Concetta La Rosa, Danilo Sottile e Mario Conti.

«Anche alla luce dei risultati sinora prodotti in concreto dalla riunione del 16 dicembre e non volendo comunque rassegnarci al progressivo declino di una fondamentale realtà dell’assistenza in terra etnea - aggiungono i sindacalisti - ci rivolgiamo a monsignor Luigi Renna per un confronto urgente. Lo facciamo nella consapevolezza che solo l’arcivescovo possa sbloccare questa vertenza-simbolo ad altissimo impatto sociale. In alternativa non resta che confidare in un miracolo e rivolgerci a Sant’Agata, cui accenderemo devotamente un cero il 3 febbraio».

«Dobbiamo sottolineare - proseguono De Caudo, Attanasio, Meli, La Rosa, Sottile e Conti - come si stia facendo ogni giorno più critica una situazione che già nei mesi scorsi avevamo denunciato, con fra l’altro il rischio rappresentato da condizioni lavorative che stanno diventando proibitive per l’emorragia di dimissioni in corso e il conseguenziale carico sugli operatori sanitari rimasti».

Ribadiamo, dunque - conclude la nota - la necessità di chiarezza sullo stato di avanzamento del ripiano dei debiti dell’azienda e sulle prospettive future. Le nostre organizzazioni hanno dato seguito a ogni richiesta di collaborazione fatta dai vertici dell’Oda anche per rendere più forte l’interlocuzione con le istituzioni pubbliche, cui spettano adeguamenti tariffari e pagamenti tempestivi. Adesso, però, è tempo che ciascuno faccia sino in fondo la propria parte perché l’Oda non può morire».

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